Un clamoroso flop. Non si può definire altrimenti lo “Sportello famiglia” voluto dalla Regione Lombardia, famoso con il nome di “Telefono anti-gender”.
Nei primi tre mesi di operatività, infatti, secondo i numeri raccolti dal Pd lombardo e diffusi da Repubblica, sarebbero arrivate solo 30 telefonate e 55 email. I dati si riferiscono al periodo che va dal 12 settembre, giorno dell’inaugurazione del servizio, al 30 dicembre 2016. Facendo un breve calcolo, parliamo di 7 contatti a settimana.
Molto pochi se si pensa anche al costo che il “telefono anti-gender” ha avuto per le casse del Pirellone.
La campagna degli scherzi telefonici
Affidato all’Age (Associazione Famiglie Italiane), per lo “Sportello famiglia” sono stati stanziati 30 mila euro.
Vale la pena sottolineare che di questi 85 contatti totali, una parte sono scherzi telefonici. All’indomani dell’inaugurazione, infatti, venne lanciata una campagna che invitata a telefonare allo 0245486274 fingendosi genitori preoccupati. Agli operatori venivano poste domande come: “Ho imparato ad uccidere le cimici (cosa da uomo) soffocandole con la lacca Splend’or (cosa da donna) e adesso non so più cosa sono“.
La difesa dell’assessora Cappellini
L’assessora Cappellini, strenua sostenitrice del progetto e supporter delle battaglie “contro il gender a scuola”, denunciato come “una deriva culturale”, tenta di difendere il centralino. A Repubblica ha dichiarato che “il servizio, sperimentale, è appena partito e oltretutto da Age ci dicono che il sito, che è stato lanciato da poche settimane e nel quale sono pubblicate circolari e informazioni sulla scuola, sta andando bene e spesso viene preferito al contatto diretto. Quindi andiamo avanti“.
La giornalista precisa però che da novembre ad oggi il sito ha ricevuto “poco più di 2.500 visualizzazioni”. Una cifra imbarazzante.
A cinque mesi dal lancio, dunque, lo “Sportello famiglia” si rivela per quello che è: uno strumento di propaganda a spese dei contribuenti lombardi, per di più nemmeno efficace.