Le due sentenze di ieri di Firenze, che riconoscono anche nel nostro paese l’adozione legittimante a due coppie gay, segnano una svolta storica in merito alla questione Lgbt italiana. Insieme a tali pronunciamenti, ancora, va ricordata la sentenza di Trento. La quale, ricordiamolo, stabilisce che il padre intenzionale di due bambini nati tramite gestazione per altri va riconosciuto come genitore, insieme al padre biologico. Questi fatti definiscono il quadro politico in cui i diversi attori delle battaglie per i diritti civili si devono muovere, oltre a dare una lezione senza precedenti a chi invece rema contro. Vediamo perché.
Superate le stepchild adoption
Il primo aspetto fondamentale di queste sentenze è il fatto che non stiamo parlando di stepchild adoption, escamotage del potere politico che cercò di trovare una mediazione per dare un minimo di tutela alla prole delle famiglie omogenitoriali. Un bimbo o una bimba adottati dal partner del genitore biologico, ad esempio, diventano per legge figli del compagno. Tuttavia la parentela non si estende anche ai nonni, agli altri eventuali fratelli, ecc. E ciò determina il fatto di non rientrare nell’asse ereditario di terzi, in caso di scomparsa prematura dell’altro genitore. La sentenza di Trento (e per altri versi quelle di Firenze) supera tutto questo.
L’inadeguatezza della politica
Ancora sulle stepchild adoption: dobbiamo ricordare che questa fu la formula trovata da Matteo Renzi ai tempi delle primarie quando fu chiamato a rispondere sui diritti civili. Primarie che lo videro prima vittorioso come segretario del Pd e poi lo portarono sulla poltrona di Palazzo Chigi, quando si rivelò incapace di mantenere la sua stessa promessa durante la battaglia per le unioni civili. Formula, quindi, mai richiesta della gay community italiana, ma appunto l’ennesima mediazione al ribasso di fronte alle rivendicazioni del movimento Lgbt. A quella mancata mediazione al ribasso, seguì la promessa di una riforma della legge sulle adozioni, che ancora si attende. Le sentenze di Firenze superano le “concessioni” e le promesse della politica. Chi vorrà guidare il paese, d’ora in poi, dovrà fare i conti con questa realtà giuridica. E vale anche per il M5S che ancora troppo ha da imparare su questi temi.
Uno schiaffo ai movimenti antigay
Con queste sentenze, ancora, si scorpora definitivamente la genitorialità da quello che Chiara Lalli definisce «angusto dominio biologico» di fronte alle solite contestazioni dei movimenti antigay, che ricordano che è vera famiglia quella composta da padre, madre e bambini. La bioeticista si chiede, di fronte a tali affermazioni: «Si può forse ridurre la famiglia a questo?». Ricordando subito dopo che «esistono e sono sempre esistite famiglie fatte di figli e genitori non biologicamente affini». Ciò vale anche per le coppie di persone dello stesso sesso. E vale sia in caso di adozione, sia per la responsabilità genitoriale per quelle famiglie che ricorrono alla Gpa. E ci dispiace per sentinelle, militanti di estrema destra e le poche, sparute femministe che fanno da sponda al pensiero omofobo. Anzi no: a ben vedere, non ci dispiace affatto.
Una direzione al movimento
Com’è noto, credo che la battaglia per il matrimonio non troverĂ ulteriori sbocchi per molto tempo ancora grazie al contentino delle unioni civili. Monica CirinnĂ , durante il dibattito parlamentare, azzardò una promessa: la questione del matrimonio sarebbe rientrata in tutte le future mozioni congressuali del Pd. Vedremo se Orlando, Emiliano e Renzi si faranno ammaliare da tale suggestione. Nell’attesa, queste sentenze delineano il percorso su cui dovrĂ muoversi il movimento Lgbt per le prossime battaglie politiche. Ovvero: il pieno riconoscimento della responsabilitĂ genitoriale alla nascita del bambino – a prescindere dal fatto che la coppia sia unita, sposata o meno – e l’estensione delle adozioni anche a gay e lesbiche, single o in coppia. Se a qualcuno non piace, interno o esterno alla nostra comunitĂ , ci sono sempre le sezioni di partito (magari quelle per pensionati), i raduni esclusivi di annoiate signore borghesi o, in alternativa, le marce di Forza Nuova.