Cosa succederebbe se un uomo andasse a denunciare una rapina e le donne che raccolgono la sua denuncia cominciassero a fare domande su com’era vestito quando è stato derubato? Oppure se osservassero che i suoi abiti inducono a pensare che stia bene e che quindi, insomma, un po’ se l’è cercata se poi qualcuno ha pensato di rapinarlo?
Se state pensando che siamo impazziti, aspettate un attimo. Ma se state pensando che il modo in cui ci si veste non possa in alcun modo giustificare una rapina, non possiamo che essere d’accordo con voi.
Fermi tutti, però. Perché, invece, se le stesse domande vengono poste ad una donna che denuncia una molestia o uno stupro, vengono percepite come “normali”?
Lo sketch di BBC Comedy
È quello su cui vuole far riflettere uno sketch realizzato da BBC Comedy (uno dei canali del network della TV pubblica britannica) in cui un uomo ben vestito va a denunciare di essere stato rapinato. Protagonista è la comica Tracey Ullman che conduce il seguitissimo show che porta il suo nome. Ecco il video, segue traduzione dei dialoghi.
L’agente che raccoglie la denuncia, una donna, comincia a fargli delle domande sulla dinamica dei fatti. Prima gli chiede di descrivere l’uomo che lo ha aggredito. L’uomo risponde e poi spiega che gli è stato messo un coltello alla gola e che, a quel punto, il ladro gli ha chiesto il telefono e l’orologio. È lì che cominciano le domande strane: “Era vestito come adesso?” chiede l’agente. L’uomo non capisce. “È questo l’orologio che indossava quando è successo?” insiste la donna. “Ehm, sì… ma…”. “Lei sembra provocatoriamente benestante” incalza l’agente. L’uomo si agita: “Non capisco come quello che indosso…”. “Be’, è una sorta di invito, no – lo interrompe lei -? Come se lo stesse pubblicizzando”.
“Aveva bevuto?
L’uomo tenta di rispondere, ma l’agente deduce che è stressato e chiama la psicologa. La seconda donna entra: “Quest’uomo è un po’ arrabbiato, è stato rapinato poco fa” le spiega l’agente. “Oh, caro… Aveva bevuto?” chiede la psicologa. “Sì, perché se aveva bevuto potrebbe aver mandato segnali confusi – spiega l’agente -. Un uomo ben vestito, con il telefono che alla fine dice: Non voglio essere rapinato…”. L’uomo tenta di riportare la questione ai fatti: “Mi ha puntato un coltello alla gola e mi ha chiesto le mie cose…” spiega. “E gliele ha date?” chiede la prima donna. “Ha urlato?” gli chiede la psicologa. “Vede, una persona come può capire che lei non è contento di dargli le sue cose se lei non chiarisce le sue intenzioni?” aggiunge l’agente. “Non ho urlato. Aveva un coltello! Ero terrorizzato” risponde l’uomo cercando di far capire la paura che ha vissuto. “E noi siamo molto solidali, ma lei deve assumersi parte della responsabilità”.
Le email offensive
Per aggiungere assurdo all’assurdo, entra nella stanza un agente in divisa che spiega che nell’altra stanza c’è un uomo che racconta dia vere ricevuto diverse email offensive. La donna che sta interrogando la vittima della rapina gli suggerisce di chiedere quale fonte abbia usato: “Se è qualcosa di civettuolo come l’Helvetica, probabilmente se l’è scritte da solo”.