È il livello di testosterone il parametro che la Fipav terrà in considerazione per decidere se un’atleta trans può giocare o no in una squadra femminile.
La Federazione Italiana Palla a Volo interviene così nella polemica nata per via della presenza di una giocatrice transessuale nella squadra del Palmi che gioca in A2. La presenza in squadra di Tifanny Pereira era stata contestata dagli altri club perché, sostengono, sarebbe un vantaggio per il suo team il fatto che Tifanny non sia una donna biologica.
Il caso Tifanny e le regole del Cio
Il caso nato dalle contestazioni delle altre squadre era stato preso in esame dalla Lega Volley femminile. Ora è la Federazione a mettere la parola fine alle polemiche. “In merito alle norme federali per il tesseramento di atleti transgender, con la volontà di fare maggiore chiarezza sulla materia – spiega Fipav in un comunicato stampa pubblicato sul sito ufficiale – dopo aver effettuato un consulto medico-scientifico con l’Istituto di Scienza dello Sport del Coni riguardante la possibilità di regolamentare, in ambito sportivo, la materia degli atleti transgender, è confermato che la normativa di riferimento rimane in senso assoluto quella emanata dal Cio.
Il documento in questione è il “Sex Reassignment and Hyperandrogenism” (nel quale) si sottolinea che oggi l’unico indicatore medico-scientifico che può dire se un atleta può giocare in una categoria maschile o in quella femminile è il livello di testosterone. Tale livello, per poter essere considerati atleta donna, non dovrà eccedere per un anno intero i dieci nanogrammi per litro e dovrà essere raggiunto un anno prima dell’evento sportivo al quale si intende partecipare”.
Verifiche solo dal medico federale
E proprio in base a questo principio Tifanny aveva ricevuto il via libera a far parte delle squadre femminili, dopo il cambio di sesso. Il livello di testosterone dell’atleta rispetta i parametri del Comitato Olimpico Internazionale, quindi non c’è ragione per cui non possa giocare con e contro le altre donne. Tifanny, dunque, potrà continuare a giocare con la sua attuale squadra.
La Federazione precisa che in caso di non conformità del livello di testosterone emersa da specifici test, “l’atleta dovrà essere sospesa dalle competizioni per la durata di dodici mesi”. Infine, la Fipav spiega che l’unica figura autorizzata ad eseguire i test è il medico federale.