Sale a 26 il numero delle vittime gay certe dall’inizio dell’anno in Cecenia. A stilare la lista è ancora una volta Novaya Gazeta, il quotidiano che per primo ha denunciato quanto accade nella repubblica caucasica. Si tratta di esecuzioni extragiudiziali, cioè avvenute senza un processo e una condanna. L’elenco delle vittime è stata consegnata alla Commissione investigativa che ha appena iniziato la tanto richiesta indagine, “anche se non di natura penale”, come precisa in una nota l’associazione radicale Certi Diritti.
Le pressioni della polizia sulle famiglie
A quanto pare, però, le forze dell’ordine cecene stanno esercitando pressioni sulle famiglie delle vittime e degli arrestati perché firmino document in cui dichiarano che i loro figli e familiari non sono mai stati arrestati ed hanno lasciato il Paese di loro iniziativa. “Secondo il Russian LGBT Network, non si hanno notizie di nuovi arresti di ragazzi gay in Cecenia, ma chi è stato arrestato durante la seconda ondata di rapimenti sarebbe ancora in carcere” precisa Yuri Guaiana, responsabile delle questioni transnazionali di Certi Diritti.
Commissione avviata per le pressioni internazionali
“L’avvio di un’inchiesta, anche se molto limitata non essendo di natura penale, e l’apparente sospensione di nuovi arresti mostrano che la pressione internazionale sta iniziando a funzionare – continua Guaiana – e che occorre aumentarla ulteriormente affinché tutti vengano liberati e gli arresti non riprendano”. “Occorre che una missione di osservatori internazionali indipendenti venga inviata al più presto – insiste l’attivista, recentemente arrestato a Mosca mentre consegnava le firme della petizione internazionale – prima che tutto venga insabbiato, ma soprattutto bisogna che i paesi occidentali garantiscano il rilascio immediato di visti per i circa 40 ceceni che il Russian LGBT Network è riuscito a evacuare. La Lituania è il primo paese dell’Unione Europea ad aver accolto 2 vittime cecene, l’Italia cosa aspetta? Se ci fosse la volontà politica, basterebbero 24 ore per rilasciare il visto e portare in salvo queste persone”.