Un bimbo, nato con fecondazione eterologa da una coppia di donne omosessuali, italiane ma residenti e coniugate all’estero, verrà iscritto all’anagrafe italiana come figlio di entrambe.
E’ quanto ha stabilito la prima sezione civile della Corte di Cassazione (e riportato poco fa dall’agenzia di stampa AGI), che ha accolto il ricorso delle due donne, le quali chiedevano la rettificazione dell’atto di nascita del bambino.
La loro istanza era stata respinta dal Tribunale di primo grado e dalla Corte d’appello di Venezia perche’ ritenuta “contraria all’ordine pubblico italiano”. Infatti, secondo i giudici del merito, “non costituiva una mera rettificazione, ma atteneva necessariamente alla validita’ in Italia del matrimonio tra persone dello stesso sesso” e la “giurisprudenza italiana era ‘granitica’ nell’individuare, nella diversita’ di sesso tra i nubendi, un requisito indispensabile per l’esistenza del matrimonio civile”.
La Suprema Corte, invece, con una sentenza depositata oggi e sulla scia di numerose recenti pronunce in tal senso, ha ribadito l’orientamento gia’ espresso che fonda alla base di situazioni del genere “l’interesse preminente del minore“. Inoltre, quanto alla nozione di “ordine pubblico”, il giudice italiano “deve esaminare la contrarieta’ dell’atto estero” non solo con riferimento alla nostra Costituzione, ma anche alle dichiarazioni Onu dei diritti dell’uomo e del fanciullo e alle Convenzioni europee sullo stesso tema. Atti, tutti questi, che sanciscono “il diritto di sposarsi e formare una famiglia”, il “rispetto della vita privata e familiare“, “il divieto di ogni discriminazione fondata sul sesso e su ogni altra condizione” e “l’impegno ad eliminare gli ostacoli che impediscono lo sviluppo della persona umana, riguardante ogni individuo, in particolare quelli soggetti a discriminazione tra cui storicamente possono considerarsi le coppie omosessuali”.
Nel caso in esame, “la nascita del bambino – si legge nella sentenza – costitui’ un progetto condiviso della coppia, espressione di affetto e solidarieta’ reciproca”: come gia’ chiarito in una delle precedenti pronunce, la Corte ricorda che “la donazione di ovulo fecondato alla partner che partorisce non si configura come maternita’ surrogata, ma piuttosto come una situazione analoga alla fecondazione eterologa”. E’ vero, scrive la Cassazione, “che la legge 40 prevede che i conviventi siano di sesso diverso e che la procreazione assistita si effettui solo in caso di sterilita’ della coppia”, ma “trattandosi di fattispecie effettuata e perfezionata all’estero e certificata dall’atto di stato civile di uno Stato straniero, si deve necessariamente affermare che la trascrizione richiesta non e’ contraria all’ordine pubblico (internazionale)“.
Il Senatore Sergio Lo Giudice, su Facebook, commenta la notizia della sentenza così: “Di nuovo la Cassazione indica la strada del riconoscimento dei due genitori dello stesso sesso, nell’interesse del bambino . Lo fa facendosi strada in punta di diritto fra la giurisprudenza nazionale e comunitaria, nel rispetto delle convenzioni internazionali e dei principi della convenzione europea dei diritti umani . Lo fa nell’assordante silenzio del Parlamento italiano che continua a ignorare la crescente presenza delle famiglie omogenitoriali e dei loro figli. Un silenzio che non potrà durare a lungo, se ne facciano una ragione i reazionari di tutti gli schieramenti.”