Sono appena atterrati a Fiumicino gli attivisti fermati due giorni fa in Russia, con un volo diverso da quello programmato perché, come ha spiegato Flavio Romani, presidente di Arcigay, a Gaypost.it, “l’Ambasciata ci ha chiesto di anticipare il rientro e andarcene prima possibile da Novgorod”.
In questo momento sono ancora in aeroporto, nella sala del cerimoniale. Ad accoglierli c’è il sindaco di Fiumicino Esterino Montino. “Sono arrivati e stanno tutti bene – ha dichiarato Montino a Gaypost.it – Ora sono al cerimoniale di Stato. Appena sbarcati ci hanno raccontato cos’è accaduto in Russia: una situazione di tensione per niente piacevole”.
Montino ha voluto essere in aeroporto all’arrivo dei cinque per “portare la solidarietà mia personale e della città“. “Mi sono voluto assicurare personalmente – ha aggiunto – che tutto si svolgesse regolarmente e che avessero l’assistenza necessaria”.
A quanto riferiscono gli attivisti, nessuno dal ministero degli Esteri, era presente in aeroporto.
Ieri, da programma, gli attivisti avrebbero dovuto continuare le loro attività sui diritti umani in carcere, ma dopo il fermo non è stato possibile. “Abbiamo fatto di tutto per anticipare il volo dovendo optare per un Kazan-Istanbul e poi Istanbul-Roma – racconta Romani-: siamo partiti alle due di notte dalla Russia”.
Ma la vicenda non si chiude qui. “Abbiamo preso accordi con le associazioni russe perché procedano con un ricorso contro i provvedimenti presi dalla polizia contro di noi – spiega il presidente di Arcigay -. Si è chiaramente trattato di un atto intimidatorio sia contro gli attivisti italiani, che ‘ficcano il naso’ nelle cose russe, sia contro le associazioni russe che si occupano di diritti umani e dignità”. “Tra l’altro – conclude Romani – il nostro programma era stato comunicato all’Ambasciata e non era niente di eversivo o di pericoloso. Poi è arrivata quella strana segnalazione da uno sconosciuto, con tanto di nostri nomi, cognomi e incarichi. E chissà se esiste davvero, l’uomo che ci ha denunciati“.