La Germania rifiuta l’asilo politico alle persone LGBT che nel loro paese rischiano la vita o pene detentive. A fronte dell’essersi resa disponibile ad accogliere i gay ceceni in fuga dalle persecuzioni di Kadyrov, il governo guidato da Angela Merkel nega abitualmente rifugio a chi arriva da altri paesi. La denuncia arriva da Politico.eu che ha raccolto alcune testimonianze di persone che dovrebbero tornare nei loro paesi d’origine, nonostante i rischi.
Eliana, trans scappata dal Libano
Tra loro c’è Eliana, una donna trans scappata dal Libano. Quando era nel suo paese, l’unico lavoro che poteva fare era la escort ed ogni giorno doveva fare i conti con il rischio di essere arrestata e torturata nelle prigioni libanesi. In Germania, a Berlino, lavora in un centro estetico, si veste come vuole e si sente accettata. O meglio, si sentiva. Fino a quando pochi giorni fa non è arrivato il rigetto della domanda di asilo politico che Eliana aveva presentato nel 2015.
Il rifiuto dell’asilo
Secondo il BaMF (l’ufficio federale per la migrazione e i rifugiati) lei non può godere dello status di rifugiata perché ha attraversato il Mediterraneo passando dalla Turchia e poi dalla Grecia come uomo e quindi non può essere considerata trans, nonostante le prove dei continui abusi sessuali subiti durante il viaggio verso l’Europa. “È stato umiliante – ha detto la donna -: tutto quello che avevo progettato e per cui stavo lavorando è crollato”.
I segni delle violenze
Eliana porta ancora addosso i segni delle violenze subite in Libano. Quando suo fratello scoprì che era una trans e si prostituiva, mandò degli amici suoi a picchiarla: le cicatrici sono ancora ben visibili e le conseguenze di quello e di altri pestaggi le causano ancora dolori.
La decisione del BaMF ha lasciato di stucco anche l’associazione che ha seguito il caso di Eliana considerato “facile”, appunto per le evidenze che lo caratterizzano: nessuno si aspettava un diniego.
Ma il suo non è l’unico caso.
“Molte decisioni sbagliate
Politico.eu riporta le dichiarazioni del “Rainbow Refugees” di Francoforte. Il fondatore, Knud Wechterstein, spiega che le politiche sull’asilo della Germania non tengono in adeguata considerazione la questione delle persone LGBT.
“Il BaMF sta prendendo molte decisioni sbagliate” dice, mostrando le lettere di persone che arrivano dall’Iraq, dal Pakistan, dalla Serbia e dell’Iran la cui richiesta d’asilo è stata rigettata.
Un portavoce del BaMF ha dichiarato al sito di informazione che ogni caso viene valutato individualmente e che l’asilo è garantito “se il richiedente riesce a dimostrare in maniera credibile che sarebbe in pericolo per il suo orientamento sessuale”.
I paesi considerati sicuri
Ad esempio, solo il 12% delle richieste di cittadini libanesi viene accettato, nonostante le organizzazioni LGBT locali denuncino da tempo torture, arresti arbitrari e violenze pubbliche ai danni delle persone LGBT.
Nonostante ufficialmente la Germania consideri sicuri pochi paesi al mondo (quello dell’UE, i Balcani occidentali, il Ghana e il Senegal), le richieste di persone omosessuali o trans che arrivano dalla Russia, dal Marocco, dalla Tunisia e dal Pakistan vengono nella maggior parte dei casi rifiutate.
I criteri del “no”
Un ragazzo gay tunisino di 29 anni, costretto a subire test anali, aveva chiesto rifugio alla Germania. La sua richiesta era stata rifiutata a gennaio, ma la mobilitazione creata attorno al suo caso costrinse il BaMF a riaprirlo e a tornare indietro sulla sua decisione.
La richiesta di asilo di un uomo gay iracheno è stata rifiutata con la motivazione che, essendo sposato ed avendo tre figli, non poteva essere considerato omosessuale.
“Molte delle persone che assistiamo sono sposate perché non possono vivere apertamente il loro orientamento sessale” spiega a Politico Sabrina Latz, project manager di Queer Refugees Network.
Eliana non presenterà ricorso contro la decisione del BaMF perché quello che è successo ha cambiato i suoi sentimenti nei confronti della Germania. “Preferisco vivere per strada che farmi umiliare qui” ha detto.