“Era il nostro sogno ed è diventata un incubo”. Così Simone Panella, uno dei due proprietari della scuola di danza Vanity Dance Studio di Centocelle (Roma) racconta quello che è successo e che ha portato lui e il suo compagno, il coreografo Andrea Pacifici, a chiudere la scuola. Da quando hanno aperto, infatti, gli attacchi non si sono mai fermati, fino a quello, più grave, delle scritte omofobe trovate dentro la scuola stessa.
La vergogna
“In realtà – racconta Simone a Gaypost.it – è successo due settimane fa. Ma abbiamo trovato il coraggio dei denunciarlo pubblicamente solo ora”. Le ragioni sono tante e, tra queste, anche la vergogna. “La prima cosa a cui pensi, quando succedono cose del genere – confessa Simone – è come la prenderà la tua famiglia. Se proverà vergogna, ad esempio”. Ma la famiglia di Simone è dalla sua parte da sempre e anche in questa circostanza. “Sanno di me, conoscono Andrea da quando siamo insieme, da sette anni, e gli vogliono bene – spiega -. Mia zia mi ha detto: ‘tu non devi vergognarti di niente. Questi imbecilli pensano di avervi danneggiato, invece vedrai che si aprirà un portone’. Io non mi aspettavo tutto questo clamore, da quel post sulla nostra pagina”.
Attacchi fin dall’apertura
Una vita difficile da subito, dicevamo, quella del Vanity Dance Studio, soprattutto per via di una coppia di vicini che hanno reso la vita impossibile alla scuola e a Simone ed Andrea da quando hanno aperto i battenti. Dal resto del quartiere, invece, nessun problema. Anzi. “Il padrone del locale è stato sempre disponibilissimo con noi – sottolinea – anche se abbiamo avuto qualche difficoltà, come tutte le attività che iniziano, lui non ci ha mai ostacolato. Anzi è stato pure disponibile ad aspettare le nostre mensilità arretrate. Eppure, l’abbiamo conosciuto all’agenzia immobiliare”.
Ma quei vicini proprio non volevano la scuola.
“Ce ne hanno fatte di tutti i colori – racconta Simone -, ma non possiamo dire che siano stati loro a fare quelle scritte”.
Le bugie
Dalle uova lanciate sulle serrande della scuola, agli inseguimenti per strada, fino ai tentativi di far fare delle multe alla scuola, accusata di disturbare il vicinato. “Mentendo – spiega ancora Simone – perché quando hanno fatto la segnalazione, nella scuola c’eravamo solo io e Andrea: l’insegnante che doveva tenere le lezioni quel giorno aveva un problema e il corso era stato rimandato. Non c’erano neanche gli allievi”. Naturalmente, non c’è stata alcuna multa. “Alcuni allievi ci hanno raccontato di averli sentiti parlare con un vigile – riferisce – e fare battutine sul fatto che se entri da noi non sai se esci, come se fossimo degli stupratori. Avrebbero perfino parlato di usare delle mazze contro di noi”. L’omofobia, dunque, ritorna nell’odissea di Andrea e Simone.
La voglia di farcela comunque
Per molto tempo, Simone e Andrea hanno cercato di andare avanti comunque: “Il primo pensiero era recuperare tutti i soldi che abbiamo investito nella scuola – dice -. Abbiamo soprasseduto”. Ora però basta. “Quello che era il nostro sogno si è trasformato in un incubo – ripete Simone -. Non possiamo più andare avanti pensando che mentre sei in sala e fai le prove arriva qualcuno e comincia a dare di matto, minacciando la nostra sicurezza e quella dei nostri allievi”.
La scuola chiude, dunque, ma Andrea e Simone continueranno a portare avanti il loro progetto altrove. “Torniamo nella scuola di Conca d’Oro dove tutto è partito – ci spiega -. Poi si vedrà. Magari un giorno, quando avremo recuperato tutti i soldi spesi per la scuola, penseremo ad aprirne un’altra, da qualche altra parte”.
La solidarietà del Gay Village
Ai ragazzi, la cui bravura è provata dal fatto che la loro Vanity Crew è arrivata in finale ad Italia’s Got Talent, è arrivata la solidarietà del Gay Village dove spesso si sono esibiti. “Il Village ha sponsorizzato la nostra partecipazione ai mondiali di hip-hop, lo scorso anno” conferma Simone.
“A Roma si è verificato ancora una volta un grave atto di omofobia – denuncia Imma Battaglia, promotrice del Gay Village-. La rinuncia di un gruppo di giovani alla propria passione è la rinuncia di una società intera! E’ la rinuncia di una città ormai in preda al degrado culturale e morale, che è stretta in una morsa di ignoranza e grave discriminazione”.
Un tavolo cittadino contro l’omofobia
Battaglia chiama in causa la sindaca Virginia Raggi rivolgendole l’ennesimo invito ad un incontro. “Chiediamo di intervenire, non possiamo più tollerare il silenzio della Sindaca Raggi e della Giunta Capitolina – insiste -. Chiediamo che si riapra urgentemente il tavolo delle associazioni per studiare un piano di intervento nella città e nelle scuole contro il pregiudizio, l’omofobia e ogni forma di discriminazione”. Battaglia chiede anche l’assegnazione di “un luogo simbolico e importante a questo gruppo di giovani danzatori vittime dell’odio, perché possano perseguire la propria arte, e che soprattutto dimostrino che la città non rimane in silenzio di fronte ad attacchi discriminatori e violenti”. “Intervieni subito – conclude -! Sindaca se ci sei, batti un colpo contro l’omofobia!”