L’Europa attraversa un momento particolare, dal punto di vista economico e politico. Le destre sembrano avanzare in tutti i paesi e le cosiddette minoranze sono sempre più bersaglio di violenze e discriminazioni. In questo quadro, che strada prenderà il movimento LGBTI europeo? È il tema affrontato dalla Conferenza annuale di Ilga Europe, l’organizzazione che racchiude più di 400 associazioni di tutto il Vecchio Continente. Abbiamo chiesto a Daniela Tomasino, attivista di Arcigay, che ha partecipato ai lavori, di raccontarci cosa è successo a Varsavia. Ecco la sua testimonianza.
di Daniela Tomasino
Da alcuni giorni si è conclusa la ventunesima conferenza annuale di ILGA Europe. Un’occasione importante per molti attivisti LGBTI per confrontarsi, formarsi, aggiornarsi, ma anche e soprattutto il momento per domandarsi in che direzione sta andando il movimento LGBTI in Europa e per un confronto con quanto succede in Italia.
La conferenza
Quattro giorni intensi all’hotel Hilton di Varsavia, con più di 500 partecipanti, 40 workshops, sessioni plenarie, un QueerED, sessioni auto-organizzate, spazi di consultazione e networking, votazione per la sede della Conferenza Annuale del 2019 (che sarà a Praga), elezione del nuovo direttivo di ILGA Europe (con la riconferma, tra gli altri, dell’italiano Yuri Guaiana), oltre a programmi serali (concerti, karaoke, cena di gala, etc.): un evento gigantesco, la più grande conferenza annuale di ILGA Europe mai realizzata, che ha mobilitato attivisti e studiosi da tutta Europa, dagli Stati Uniti e dalla Nuova Zelanda, sede della prossima Conferenza di ILGA World.
Nel cuore della Polonia conservatrice
Tutto questo a Varsavia, nel cuore di una Polonia conservatrice, in cui la comunità e organizzazioni LGBTI, come la KPH che ha preparato la conferenza, sono oggetto negli ultimi due anni di violenze e discriminazioni istituzionali crescenti. È significativo come nessuna autorità polacca, nemmeno la sindaca che alla conferenza ha indirizzato un messaggio di benvenuto, abbia partecipato ai lavori o alla serata di apertura. I partecipanti alla conferenza, tuttavia, hanno inviato alle autorità polacche un messaggio, con centinaia di firme, in cui li si sollecita al rispetto dei diritti delle persone LGBTI.
Il cambiamento e i valori inclusivi
Tema della conferenza, “CHANGE! Communities Mobilising, Movements Rising” (Cambiare! Mobilitare le comunità, far crescere il movimento). Di fronte ad un crescente senso di insicurezza, le persone tendono a ritirarsi all’interno di “bolle” apparentemente sicure, e ad affidarsi a populismo e nazionalismo, che sembrano poter dare facili risposte alle paure. Il rafforzamento del populismo in alcuni paesi, rileva ILGA Europe, ha già portato ad un aumento della violenza verso le minoranze, compresa quella LGBTI. Ed è questo il momento di alzare la posta, di costruire le nostre comunità intorno a valori inclusivi; comunità che siano in grado di valorizzare le diversità di ciascuno di noi e di contribuire in modo determinante, a livello locale ed a livello globale, a costruire società più inclusive ed accoglienti.
Costruire alleanze
Il successo della nostra azione dipende però anche dalla capacità di coinvolgere nella nostra lotta quotidiana un gran numero di alleati: famiglia, amici, medici, insegnanti, sindacati, politici, altri attivisti e movimenti sociali. All’interno di questo quadro generale, si sono affrontati diversi temi, secondo un programma
straordinariamente ricco di contenuti e spunti per ognuna delle comunità che compongono il movimento LGBTI europeo.
Al centro della conferenza l’intersezionalità, che da alcuni anni contraddistingue le attività di ILGA Europe e di un numero sempre più crescente di organizzazioni locali. L’intersezionalità è stata adottata come approccio per selezionare gli scolar (ovvero gli attivisti che hanno beneficiato di un contributo economico per poter partecipare), come tema nelle sessioni plenarie, come argomento trasversale ed onnipresente, soprattutto nei workshop dedicati ad esperienze specifiche come quelle dei rom LGBTI, dei richiedenti asilo, dei sex worker, delle persone intersessuali e di quelle non binarie, delle lesbiche e delle persone sieropositive.
La valorizzazione delle differenze
L’intersezionalità è stata probabilmente una delle parole maggiormente usate nei giorni della conferenza, e una di quelle maggiormente rivendicate da una comunità sempre più ricca ed orgogliosa delle proprie differenze individuali. Ed è questa probabilmente l’impressione più profonda che dalla conferenza porta a casa, nel territorio in cui lavora, da chi ha partecipato alla conferenza annuale. L’impressione di una comunità straordinariamente diversificata, che sulla valorizzazione delle differenze, sulla consapevolezza della propria ricchezza basa la propria forza e la propria capacità di cambiare un contesto di rigidità, conformismo e paura del “diverso”. In un clima del genere certe recenti prese di posizioni da parte di associazioni italiane sembrano esattamente quello che sono, ovvero echi inconsistenti di un passato remoto o di un futuro distopico ed indesiderabile.
Sex work is work
Particolarmente degna di nota una performance organizzata da alcuni attivisti sex worker, organizzatori di un workshop sull’inclusione dei e delle sex worker nella comunità e nelle organizzazioni LGBTI. Performance che si è conclusa con una provocazione contro il paternalismo di alcune femministe proibizioniste e con lo slogan “sex work is work”, urlato da centinaia di voci in platea, diffuso velocemente tramite social network.
Dove va il movimento LGBTI?
In che direzione va il movimento europeo per i diritti LGBTI? La sensazione che ho riportato da Varsavia è quella di un movimento sempre più consapevole delle proprie caratteristiche, dei propri punti di unione e di differenza. Quella che emerge soprattutto è la consapevolezza che ci troviamo agli inizi di una battaglia, in cui siamo chiamati a assumere un ruolo importante: la battaglia contro il vento del fascismo che soffia in Europa.
Un vento che soffia da Est e da Ovest, dalla Russia di Putin e dagli USA di Trump passando per i fascismi italiani, che minaccia di demolire le conquiste degli ultimi anni e di comprimere in modo significativo i diritti umani e civili di tutti. Contro questa minaccia, sempre più organizzata, strategica e ben finanziata, la strategia del movimento LGBTI europeo dei prossimi anni sembra essere quella di rilanciare, di alzare il tiro, di fare rete con le singole cause di difesa dei diritti.
E l’Italia?
Il movimento italiano è pronto per le sfide dei prossimi anni? Il quadro italiano, visto da Varsavia, sembra piuttosto frammentato: la diversità delle comunità LGBTI non approdano, in questo momento, a delle strategie ed approcci comuni, se non per singole iniziative o campagne. Ed è forse da questo che appare urgente ripartire.
(Photo credit: Ilga Europe – Facebook)