Liam Davis, calciatore dichiaratamente gay inglese, è il testimonial di questo mese della campagna #EqualGame che l’Uefa ha lanciato contro ogni discriminazione. Ogni mese, un calciatore racconta la sua storia e spiega perché la disabilità, la differenza etnica, di religione o di orientamento sessuale non devono essere ostacoli per chi vuole giocare a calcio, a qualsiasi livello.
In 20 pronti al coming out
Intervistato dal Daily Telegraph, Liam Davis ha raccontato di non avere mai avuto problemi per il suo orientamento sessuale, in nessuna delle squadre in cui ha giocato, né con i compagni, né con gli allenatori, né con la dirigenza. Davis ha poi rivelato che ci sarebbero altri 20 giocatori gay di tutta Europa pronti a fare coming out insieme.
Il calciatore condanna le parole di Greg Clarke, presidente della English Football Association, secondo cui se un giocatore professionista dovesse fare coming out si “assumerà il rischio” di essere ostacolato nel gioco.
“E’ un po’ stupido, no? – ha dichiarato Davis – E’ una visione molto denigratoria dei calciatori. Sono certo che invece andrà tutto bene”.
“Mai avuto un problema”
Davis, in realtà, non ha fatto coming out, ma la sua omosessualità venne accidentalmente rivelata nel 2014 da un quotidiano locale. Lui, però, non ha mai vissuto la cosa come “un rischio”. “Mai ho avuto un problema. E lo stesso sarà per loro” dice riferendosi ai 20 calciatori che starebbero per fare coming out.
Con gli amici e la famiglia, Davis aveva parlato della propria omosessualità già a 18 anni. Nella sua carriera di calciatore ha giocato per quattro squadre ed è stato sulle pagine del quotidiano locale della città di una di queste che il suo orientamento sessuale divenne pubblico. “So che ero il primo calciatore dichiaratamente gay – spiega -. Per un calciatore dilettante era una cosa fuori di testa. Il mio telefono impazzì. Non riesco a immaginare quanto veloci sarebbero le reazioni per un giocatore di Premier League (la nostra serie A, ndr)”.
“Il calcio è un ambiente di supporto”
Ora Davis è testimonial di #EqualGame ed ha dichiarato di avere deciso di partecipare perché il mondo sappia che non ha avuto che esperienze positive giocando.
“Penso che sia giusto raccontare la mia visione positiva delle cose” dice lui stesso nel video della campagna. A coloro che sono ancora riluttanti nel fare coming out “voglio dire che non ho mai avuto alcun problema, niente se non riscontri positivi. Se c’è una cosa che voglio dire è che il calcio è un ambiente meravigliosamente di supporto”.
“Certo qualcosa arriva dagli avversari o da qualcuno nel pubblico, ma viene subito fermato dagli altri – spiega -. In tutta onestà posso dire di non avere mai subito offese gravi. Me ne dicono di più per la mia statura”. Il suo metro e 70 scarso è, infatti, oggetto di critiche perché secondo alcuni lo rende poco efficace nelle marcature.
“Fatelo, non preoccupatevi”
Davis non capisce perché qualcuno dovrebbe essere sorpreso dalla sua esperienza. La costa est dell’Inghilterra (dove vive e gioca) non è certo nota come una terra particolarmente aperta e avanzata, ma è una fama immeritata secondo Davis. “Le persone sono molto migliori di quanto si pensi – dice al Telegraph – non solo nel calcio. In città (Cleethorpes, ndr) non ho mai avuto un problema. Anzi, ho più amici da quando tutti sanno di me”.
Per tutte queste ragioni, per la sua esperienza personale, Davis in conclusione lancia un messaggio a tutti coloro che nel mondo del calcio non hanno ancora fatto coming out: “Se qualcuno dovesse chiedermi un consiglio, gli direi: fallo, non preoccuparti”.