È morta Marina Ripa di Meana, all’età di 76 anni e dopo una lunga lotta contro il cancro. Considerata “al di sopra delle convenzioni”, ed in effetti si è qualificata come un personaggio non conforme per le sue scelte di vita, si definiva invece conservatrice per quanto riguarda la comunità arcobaleno e i suoi diritti, arrivando a sostenere posizioni omofobiche.
Il no ai pride e alla Gpa
Nel suo mirino sono finiti, infatti, più volte i pride che la marchesa riteneva, oltre che baracconate volgari, ormai superati: «Di che cosa si lamentano?» riferendosi appunto alle persone Lgbt. «Non c’è ragione di differenziarsi. Il pride ormai è inutile. Non c’è più bisogno, hanno più privilegi di noi”». La marcia dell’orgoglio, tuttavia, non era l’unico aspetto contro cui si è scagliata, attaccando anche il riconoscimento delle unioni civili (si è dichiarata, infatti, contraria al ddl Cirinnà) e all’omogenitorialità (reputando la Gpa una cosa da pervertiti).
“La famiglia? Solo mamma, papà e figli”
«Io non credo ai matrimoni, figuriamoci quelli gay» ha dichiarato nel 2015 a Tagadà, salvo poi ricordare: «i miei più grandi amici sono i gay. Io non ho che amici gay». Sempre in quella puntata sentenziava: «Vedete che cosa succede nelle famiglie? Ogni giorno ci sono delitti, ragazzi che ammazzano il padre […]. E allora figuriamoci che cosa succederebbe se ci allargassimo ancora di più […]. In questo sono conservatrice, vedo una famiglia di mamma, papà e figli fatti da mamma e papà, non in provetta». Dichiarazioni non benevole nei confronti della gay community, che Marina Ripa di Meana lascia in eredità alla memoria collettiva.