Non abbiamo mai fatto mistero che a Sanremo i nostri preferiti fossero loro, i ragazzi de Lo stato sociale – e qualcuno qui in redazione, perdonateci il gossip, si è già innamorato del cantante… – eppure, siccome non siamo fazioseh, vogliamo conoscere più da vicino i vincitori di questa edizione del Festival della canzone italiana: Ermal Meta e Fabrizio Moro.
Moro, un passato difficile
Fabrizio Moro ha avuto un passato difficile, nel quale ha dovuto affrontare diversi problemi legati alla droga e all’alcol. Eppure ne è venuto fuori, ha una compagna, due bambini e adesso scrive musica. «Io, personalmente, non mi sono mai vergognato del mio passato e penso che mai lo farò», ha dichiarato in un’intervista. Un approccio non moralistico, ma di presa di coscienza rispetto a ciò che era e da cui è riuscito a liberarsi. Si chiama, appunto, resilienza. Noi ne sappiamo qualcosa, giusto?
“Gli apprezzamenti degli uomini? Fanno sempre piacere”
E poi, diciamoci la verità, Moro è pure un bel tipo. Deve essere per via quell’aria dannata. A tal punto che – come ha dichiarato lui stesso – è stato al centro di diverse avance da parte di donne e di uomini. «Sì» ha dichiarato il cantante, essere al centro dell’interesse anche da parte dei ragazzi è capitato «un sacco di volte. E ho avuto una reazione tranquilla. Fa sempre piacere ricevere apprezzamenti, a prescindere dall’orientamento».
Ermal Meta e la violenza sulle donne
E poi c’è Ermal Meta, cantautore di origini albanesi e naturalizzato italiano. E vince Sanremo in questa edizione dopo essere arrivato sul podio, in terza posizione, anche lo scorso anno. Anche lui, tuttavia, non ha avuto una vita facilissima. Nell’età dell’adolescenza, infatti, se ne è andato insieme alla sua famiglia dal suo paese d’origine, troncando ogni rapporto con il padre, a causa della violenza di quest’ultimo. Tema su cui Meta è tornato, proprio lo scorso anno, nella brano autobiografico Vietato morire, che racconta la violenza sulle donne.
Con l’arcobaleno a Sanremo 2016
Ma il vincitore di quest’edizione è anche molto vicino alla nostra comunità. Nel 2016, infatti, a sostegno delle unioni civili il cantante si è presentato sul palco dell’Ariston andando ben oltre il nastrino rainbow che gli altri e le altre partecipanti sfoggiavano a sostegno della legge e presentandosi con un vistoso arcobaleno dipinto sul volto. E non solo: Meta ha anche partecipato ai Diversity Media Awards del 2017, sempre per manifestare la sua vicinanza alla comunità Lgbt.
Due testimonial contro il pregiudizio
Insomma, noi tifavamo per la “vecchia che balla” e per i riccioli di Lodo Guenzi, uno dei cantanti e voce del gruppo che si è classificato secondo, ieri sera. Ma siamo ben felici di vedere che i vincitori di questa edizione del Festival della canzone italiana siano vicini alle istanze della nostra gay community. La cultura dell’accoglienza e la fine dei pregiudizi si costruiscono anche così: con il buon esempio e i giusti testimonial. Per cui non ci resta che dire: congratulazioni, ragazzi!