Non si placano le polemiche per il patrocinio negato dal presidente della Provincia di Trento Rossi al Dolomiti Pride. “Questo vostro presidente deve capire bene che non è il caso di porsi fuori dalla storia – ha commentato la senatrice Monica Cirinnà (Pd) -, e soprattutto fuori dalla storia politica. Ormai nessuno più nega il patrocinio, gli esponenti di centrosinistra ai pride partecipano”. Quasi nessuno, se si pensa ai recenti casi di Genova e, appunto, Trento, ma anche a Firenze, il cui sindaco Nardella non ha mai concesso il patrocinio alla marcia dell’orgoglio Lgbt.
“Il Pd torni a parlare dei temi di sinistra”
Dopo la notizia della decisione di Ugo Rossi, eletto con il centrosinistra, in molti hanno chiesto al Partito Democratico di prendere posizione su quanto accaduto. “Io sono convinta che i nostri elettori sono molto più avanti dei nostri rappresentanti – osserva ancora la madrina delle unioni civili -. Il Pd per avere ancora senso deve tornare a rappresentare i temi della sinistra, dell’uguaglianza, i temi delle persone che soffrono, che hanno bisogno e chiedono diritti e dignità”.
“Se i pride non avessero osato, non avremmo diritti”
Folcloristico ed esibizionista, così Rossi ha giudicato il pride e, per questo, ha negato il patrocinio. “Dove sta il folclore – chiede retoricamente Cirinnà che ha partecipato a più di un pride – quello di una bandiera rainbow? Di un carro festoso e ironico? Non mi pare che tutto questo possa offendere qualcuno. Io sono pienamente convinta che se all’inizio della loro storia i pride non avessero osato anche con l’ostentazione, del tema dei diritti per le persone omosessuali non si sarebbe mai parlato e la discriminazione sarebbe rimasta così com’era”.
Ma le proteste continuano anche da parte della comunità lgbt trentina. Oggi Il Dolomiti pubblica la lettera di un papà che è anche il presidente di Agedo, l’associazione dei genitori delle persone lgbt.
“La visibilità non è folclore”
“Sono rammaricato perché si rischia di perdere una occasione di confronto, di inclusione, di riconoscimento e di accoglienza di una diversità, quindi di arricchimento per tutta la società trentina” scrive Mario Caproni. Caproni spiega che il Pride “è soprattutto una occasione di visibilità, direi che è la festa della visibilità, da non confondere con il mero folclore, o con l’ostentazione, o con la provocazione o con “l’esibizionismo” termine questo usato improvvidamente dal presidente Rossi”.
“Rossi ci ripensi”
E la visibilità, insiste Caproni, non è qualcosa di cui avere paura, ma “è un dire ‘noi esistiamo, anche noi ci siamo’ è qualcosa che costruisce una comunità, qualche cosa di bello”.
Infine, il presidente chiude con la speranza che Rossi ci ripensi e che conceda il patrocinio. “A nome mio e dell’associazione che ho l’onore di presiedere – scrive -, auspico vivamente che il presidente Rossi ci ripensi e accordi il suo patrocinio, affinché in Trentino ci sia più capacità di empatia, più capacità di accoglienza e di inclusione di tutte le diversità”.