Quell’articolo, sul giornale della scuola, non deve uscire. Perché? Perché parla della possibilità che tra chi frequenta la scuola ci sia qualcuno che si interroga sulla propria identità di genere o il proprio orientamento sessuale e che questo è assolutamente normale.
Non per la preside del Liceo Falcone di Bergamo, però, che stando alla denuncia raccolta da Gaypost.it, avrebbe impedito l’uscita del pezzo.
È la prima volta
“Non era mai successo prima – spiega a Gaypost.it uno studente che fa parte del Collettivo degli studenti di Bergamo “Ferrucio Dell’Orto” -. Al massimo gli articoli vengono corretti, ma mai censurati”.
Ma perché quell’articolo non è uscito? Le motivazioni che la preside avrebbe dato all’autrice e alla caporedattrice di “1993” (questo il nome del giornale) sono due.
Le motivazioni della preside
Secondo la dirigente scolastica il testo “potrebbe offendere comunità religiose”, comunità a cui non si accenna minimamente, nell’articolo. E poi, avrebbe aggiunto, “la scuola non è tenuta a sapere l’orientamento sessuale di studenti e/o docenti”. Motivo in più, per logica, per fare sapere che a scuola tutti sono accolti allo stesso modo, a prescindere dalla loro identità sessuale. Ma la preside è di avviso opposto, secondo i racconti dei ragazzi.
“Era già successo – spiega ancora lo studente – che non si riuscissero ad organizzare incontri contro l’omotrasfobia organizzati dall’associazione Bergamo contro l’omofobia“. Circostanza confermata in un post di solidarietà pubblicato dal Bergamo Pride.
“Violata la Costituzione”
A denunciare la censura dell’articolo è stato proprio il Collettivo “Ferrucio Dell’Orto” con un post pubblicato sulla sua pagina Facebook in cui si cita l’art.21 della Costituzione.
“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure” si legge sulla nostra Carta costituzionale. “A soli 70 anni dalla sua messa in vigore, questa sembra già essere stata dimenticata dai molti – sottolinea il Collettivo -. È stato censurato un articolo, come fossimo 75 anni indietro nel tempo, come fossimo sotto dittatura”.
“È sbagliato non potersi esprimere”
“A noi l’unica cosa che sembra sbagliata è l’impossibilità di esprimere se stessi – continuano studenti e studentesse -. Vogliamo lanciare un appello alle istituzioni che si occupano di educazione pubblica (dal MIUR all’ufficio scolastico di Bergamo) e alle alte cariche di tali istituzioni, affinché queste libertà possano essere garantite e mai più negate all’interno delle scuole”.
Un’assemblea pubblica
I ragazzi esprimono anche “totale appoggio e la nostra solidarietà a Bergamo Pride e tutte le realtà che ogni giorno si battono per conquistare tutti quei diritti che ancora oggi mancano a troppe persone”. Infine, auspicano che “si possano avere delle campagne di sensibilizzazione già all’interno delle scuole per parlare in maniera corretta di temi di attualità, quasi sempre strumentalizzati da fazioni politiche che fanno dell’odio la loro arma principale”.
Ma la questione non si chiude qui. Studenti e studentesse hanno infatti indetto un’assemblea pubblica per affrontarla ed hanno dato appuntamento per il 16 aprile dalle 15, al Parco Caprotti (via Verdi). Dal canto suo, il Bergamo Pride ha offerto supporto al Collettivo. “