“Sarò ministro di un governo dove la famiglia è composta da mamma e papà. Non voglio sentir parlare di ‘genitore 1’ e ‘genitore 2’. In famiglia ci sono una mamma e un papà”. Un paio d’ore dopo la presentazione della lista dei ministri del nuovo governo, fatta dal neopresidente del Consiglio Giuseppe Conte ieri sera, Matteo Salvini commentava così a SkyTg24. Salvini, nel “governo del cambiamento” sarà il Ministro dell’Interno e il vicepresidente, in tandem con Luigi Di Maio (che sarà il Ministro del Lavoro). Non ha ancora giurato, Salvini, e il primo attacco è alle famiglie omogenitoriali. Ed è chiaro che la sua non è una minaccia, ma una promessa. Basta guardare chi sarà il Ministro alla Famiglia (singolare) e disabilità. Che poi, perché abbinare famiglia e disabilità? Forse perché ogni persona con disabilità ha una famiglia? Mistero.
Lorenzo Fontana l’anti-gender
Il Ministro, dicevamo, è Lorenzo Fontana. Leghista, al momento vicepresidente della Camera ed eurodeputato. Per sapere come la pensa su certi temi, basta scorrere la sua pagina Facebook. In un incontro al fianco di Gianfranco Amato, noto avvocato oppositore della comunità lgbt e anima di “Giuristi per la Vita”, Fontana sostenne che “l’ideologia gender” è “una teoria su cui pochi sono realmente informati e che nasconde pericoli per le sfide educative!”.
Contro Fa’afafine
Ancora, in un altro incontro ad Oriago di Mira (questa volta con ProVita), spiegava che “l’IDENTITÀ dei nostri FIGLI è un bene da salvaguardare sopra ogni cosa, così come la FAMIGLIA NATURALE!” (il maiuscolo è originale). Tra le altre cose ha sostenuto CitizenGo (quelli del bus anti-gender e dei recenti manifesti antiabortisti, per capirci) nel boicottaggio dello spettacolo teatrale Fa’afafine il cui protagonista è un ragazzo gender fluid. Il motivo? Lo spettacolo farebbe “indottrinamento gender”, si legge sempre sulla sua pagina Facebook.
Lorenzo Fontana l’anti-abortista
Gli esempi di questo genere sono moltissimi. Inutile dire che Fontana è anche un antiabortista convinto. Ha salutato con favore i provvedimenti anti-aborto di Trump sostenendo che sono “un esempio di concretezza per tutti coloro che vorranno fare parte della nostra alleanza identitaria, che raccoglie e supera l’eredità del centrodestra di un tempo, troppo timido su questi temi caratterizzanti”. Contrario, va da sé, anche al fine vita: “Se non si rispetta la vita dal concepimento alla fine naturale si arriva ad aberrazioni come quelle di cui siamo stati e siamo testimoni. È tipico delle dittature: il nazismo omologava per razza, il comunismo per classe sociale e oggi si tenta di omologare per interessi economici o per concezioni di vita”. Manco a dirlo, per lui l’immigrazione è sinonimo di “sostituzione etnica”.
Diritti civili a rischio
Al di là delle note posizioni di Salvini sulle famiglie omogenitoriali e sull’inesistente “teoria gender” (come dimenticare la vitale battaglia contro Elsa di Frozen in campagna elettorale?) alla Famiglia avremo il suo perfetto omologo. Con buona pace delle famiglie arcobaleno e, soprattutto, dei diritti dei loro figli. È quasi scontato, dati i presupposti, quale sarà la risposta del Ministero dell’Interno all’interlocuzione annunciata dall’amministrazione di Roma sul certificato di nascita della bimba con due mamme su cui proprio ieri si è consumato lo scontro con le associazioni Lgbt. Nota finale: su 18 ministri che giureranno oggi alle 16, solo 5 sono donne e non è previsto il Ministero alle Pari Opportunità. Ad onor del vero, il ministero non esiste dai tempi di Josefa Idem, ma negli ultimi due governi la delega era stata data a Maria Elena Boschi. Insomma: la breve quanto parziale stagione dei diritti civili è momentaneamente sospesa fino a data da destinarsi. Sempre che non si torni perfino indietro.