Continua sulle pagine di Gaypost.it il dibattito, aperto qualche giorno fa, sul fenomeno dei brand commerciali che sponsorizzano i pride. Ieri abbiamo ospitato il punto di vista di chi si posiziona in modo critico. Oggi, invece, è il turno di chi vede come un importante progresso l’attenzione dei grandi marchi e del libero mercato alla lotta dei diritti Lgbt. A parlare, questa volta, è Francesco Pintus, coordinatore del Milano Pride. Ecco il suo punto di vista.
Un fatto storico inconfutabile
Credo sia opportuno partire da una considerazione storica che può non piacere ma è di fatto difficilmente confutabile: la maggior parte dei grandi cambiamenti sociali, culturali e di costume – sebbene essi siano stati portati avanti da gruppi minoritari e spesso perseguitati – si è consolidata ed affermata definitivamente solo quando il sistema economico ha iniziato a trovare interessante e conveniente sostenerli.
Gli sponsor? Necessari a trovare risorse
Inizialmente il Milano Pride, come la maggior parte dei Pride di tutto il mondo occidentale, ha iniziato a guardare agli sponsor per trovare le risorse necessarie allo svolgimento della manifestazione. Oggi, grazie alle risorse che ci vengono dagli sponsor, non soltanto siamo in grado di sostenere l’organizzazione del Pride e a realizzare un evento sempre più grande e importante ma al tempo stesso riusciamo a consentire, anche a realtà associative più piccole, di partecipare al Pride con il massimo della visibilità.
Tra “diversity” e cambiamento sociale
Va anche detto, però, che questa non è l’unica ragione per cui riteniamo importante la partecipazione degli sponsor al Pride. Pensiamo infatti anche che l’adesione al Pride consenta agli sponsor di favorire ulteriormente al proprio interno un percorso di diversity a beneficio della visibilità delle persone Lgbt* che vi lavorano. Ad esempio, la maggior parte delle aziende che ci supportano partecipa anche alla parata con i propri dipenderti e questo è sempre un momento di grande festa ed entusiasmo per tutte le persone coinvolte. Infine, il sostegno dato al Pride da parte di numerose e grandi aziende internazionali – se adeguatamente comunicato – produce un importante cambiamento sull’opinione pubblica generale, contribuendo di fatto al superamento dei pregiudizi più retrivi nei confronti delle persone Lgbt*.
Nessun condizionamento alla nostra libertà
Va detto che, in linea puramente teorica, la presenza degli sponsor potrebbe rappresentare un condizionamento della libertà di un Pride ad esprimere i propri valori e le proprie posizioni. In realtà, ad oggi, non abbiamo mai subito nessun tentativo di censura, né ci siamo mai posti un’autocensura su quello che il movimento attraverso il Pride ha voluto comunicare, né abbiamo permesso che la presenza delle aziende limitasse in qualche modo la nostra possibilità di critica di alcuni aspetti della società in cui viviamo.
Un pride aperto a tutte le voci, anche a quelle critiche
Credo che basti leggere il nostro documento politico e la varietà dei molti eventi in calendario, fra i quali spiccano anche eventi che “criticano” il Milano Pride e la presenza di sponsor, per avere conferma del fatto che siamo fermamente convinti che la presenza di voci critiche sia comunque preziosa e, oltre ad avere spazio nel Milano Pride, sia anche uno stimolo per mantenerci vigili e sensibili a 360 gradi circa la natura dell’evento.