Sono ben due le procure che hanno impugnato gli atti di nascita di figli di coppie dello stesso sesso trascritti in questi giorni in altrettanti comuni.
La prima è quella di La Spezia dove il procuratore della Repubblica Antonio Patrone ha fatto ricordo presso il Tribunale per chiedere la cancellazione dell’atto di nascita di un bambino di 11 mesi figlio di due padri e nato negli Usa.
Qualche giorno fa il sindaco di Sarzana aveva proceduto ad annotare sul registro dell’anagrafe il nome del padre non biologico.
“Cancellate la trascrizione”
Come riporta La Nazione, su sollecitazione dell’ufficiale di stato civile, ora il procuratore ha chiesto la cancellazione. La motivazione del dott. Patrone è che non ci sono leggi che permettano la trascrizione del secondo genitore dello stesso sesso e che non si possano interpretare le leggi attuali in modo tale da legittimare la presenza di due genitori dello stesso sesso. Ora deciderà il Tribunale.
Pesaro e i due gemellini
La seconda procura è quella di Pesaro. La sostituta procuratore Silvia Cecchi ha infatti impugnato la trascrizione dell’atto di nascita di due gemelli nati in California e figli di una coppia gay di Gabicce Mare. La trascrizione risale allo scorso aprile quando la coppia aveva ottenuto il riconoscimento, da parte del sindaco, di entrambi come padri dei gemelli, senza che il certificato indicasse chi è il padre biologico.
Come nel caso di Sarzana, anche in questo l’ipotesi che la Procura ha avanzato davanti al Tribunale è di violazione “dell’ordine pubblico”.
Forse il test del DNA
Ieri c’è stata la prima udienza, secondo quanto riporta La Nazione, che però è stata rimandata a settembre.
La procura spiega che potrebbe anche essere necessario sottoporre i bambini ad un test del DNA per vedere se c’è legame biologico con uno dei due padri. “Non basta produrre un documento californiano in cui c’è scritto che i gemelli hanno due padri” spiegano dalla Procura. L’avvocato Schuster, che assiste la coppia, ha precisato che c’è una sentenza di un giudice californiano che certifica la volontà espressa dalla donna che ha partorito i bambini di consegnarli ai due papà alla nascita. “Se vogliamo poi andare contro sentenze europee che privilegiano l’amore di una famiglia, staremo a vedere” ha concluso.