Si chiama El, ha vent’anni e proviene dal Devon. Ed ha avuto un’idea fantastica, di quelle che fanno la differenza. Perché dopo il suo coming out in famiglia, in cui è stata accolta con gioia per la sua identità, ha capito che non tutti hanno la sua stessa fortuna e così ha deciso di stare accanto a tutte quelle persone che per il semplice fatto di essere gay, lesbiche, trans, ecc, sono state allontanate da casa loro. E così ha fondato un’associazione che ha una missione molto particolare. Vediamo quale.
Come è nato il progetto
«Ho fondato il Rainbow Cards Project, un’associazione che supporta le persone Lgbt a cui i parenti hanno smesso di mandare le cartoline di auguri da quando hanno fatto coming out» dichiara El Roberts-Wright, in un’intervista riportata da Vanity Fair. «Ci sono persone che sono state cacciate di casa, altre che non hanno contatti con le loro famiglie da decenni. Ci sono trans che non sono mai stati chiamati con il loro nome». E così, dopo il suo coming out, El ha deciso di pubblicare un tweet: “Se la tua famiglia non ti accetta, dammi il tuo indirizzo e ti manderò delle cartoline di Natale”. Da quel messaggio, ha scritto trenta cartoline in nove diversi paesi. Da lì l’idea «che di un progetto simile ci fosse bisogno».
La storia di Eli
Da allora, spedisce ben 3.000 cartoline l’anno, in moltissimi posti: «dall’Australia all’Azerbaijan, dall’Arabia Saudita al Cile» riporta sempre Vanity Fair. Un progetto che ha riempito il cuore di questa ragazza, che confessa: «È il motore che mi spinge ad alzarmi dal letto ogni mattina, mi dà uno scopo che prima non avevo». E non solo. Ha anche aiutato moltissime persone. È il caso di Eli, un ragazzo trans adolescente: «Davvero, non sarei più vivo, oggi, se non avessi ricevuto quei biglietti di auguri». La sua storia è triste: sua madre è morta e suo padre non riesce ad accettare la sua identità: «Mio padre non riesce proprio a chiamarmi per nome, a usare i pronomi corretti: non è cattivo, solo non capisce». Per fortuna c’è il progetto di El a dargli coraggio. E a fargli capire che non è solo, sotto la luce dell’arcobaleno.