Tutti contro Libero e contro il titolo della prima pagina di oggi: «Calano fatturato e Pil, ma aumentano i gay». Occhiello: «C’è poco da stare allegri». Sottotitolo: «Tre imprenditori su 4 fuggono alla ricevuta elettronica e l’economia soffre. Gli unici a non sentire crisi sono gli omosessuali: crescono in continuazione». L’immagine del titolo ha infestato i social da stamattina suscitando un fiume di polemiche e attacchi. Comprensibili. E anche se nell’articolo l’autore, Filippo Facci, non esplicita mai l’idea che tra le due cose ci possa essere un legame, il gioco è fatto. Chi fa comunicazione sa bene come funzionano certi meccanismo.
La reazione dell’ordine dei giornalisti
Ma se lo scopo era far parlare di sé, si può tranquillamente parlare di missione compiuta. Il presidente dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Verna ha già segnalato il direttore del quotidiano, Pietro Senaldi, al Consiglio di disciplina e l’ordine stesso, in una nota, «invita tutta la redazione del quotidiano a riflettere sulle sagge parole del dirigente scolastico del liceo scientifico Oriani di Ravenna che non ha cancellato la scritta “il preside è gay” ritenendola “pietra d’inciampo” per l’intelligenza umana».
Il comunicato di Arcigay
Non è tardata ad arrivare la reazione di Arcigay che parla di «tentativo becero di insinuare un legame tra due fenomeni, il calo del Pil e l’aumento della visibilità delle persone Lgbti, che evidentemente non hanno alcun rapporto diretto di causa effetto». Gabriele Piazzoni fa notare, ancora, come «il direttore ha scelto di puntare, nel titolo in prima pagina, sull’ambiguità» e sull’insinuazione. Quel titolo, insomma crea «un retropensiero, ammicca a un rapporto di causalità assolutamente strampalato (saranno i gay a far calare il Pil? O le crisi economiche rendono le persone omosessuali? O i gay speculano sulle crisi economiche?) e istiga all’odio, perché qualsiasi lettura si dia di quel titolo, il sapore che resta è sempre amaro».
Le dichiarazioni di Di Maio
Non sono mancate le reazioni dal mondo della politica a partire dal M5S con il suo leader Luigi Di Maio che ha scritto su Facebook: «Abbiamo fatto bene o no a tagliare i fondi a giornali del genere? Scriveranno queste idiozie senza più un euro di fondi pubblici. Vito Crimi ha avviato la procedura che azzererà i finanziamenti pubblici entro i prossimi tre anni». Gli ha fatto eco la ministra della Salute Giulia Grillo: «Prima contro i terroni, ora contro i gay. Libero è tornato indietro di 50 anni nel dibattito politico» ha twittato. «Peccato, questa non è libera stampa, ma sono libere cavolate! Giusto che le nostre tasse non vadano a chi fomenta l’odio».
La FNSI contro il taglio dei fondi
Un approccio, quello del taglio dei fondi, che non è piaciuto alla Federazione della Stampa Italiana secondo cui Di Maio ha «un approccio sbagliato nei confronti del mondo dell’informazione». «La giusta condanna di ogni forma di discriminazione e del linguaggio offensivo delle diversità, al quale si abbandona oggi il titolo di apertura del quotidiano Libero, non può giustificare in alcun modo la rivendicazione del ministro e del sottosegretario di cancellare qualsiasi forma di sostegno all’editoria» scrivono Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario e presidente dell’FNSI, in una nota. Secondo Lorusso e Giulietti il taglio di fondi all’editoria è un provvedimento ritorsivo.
Le critiche di Fratoianni
Il fronte delle critiche a Libero, però, è trasversale. Il segretario di Sinistra Italiana e deputato di Leu, Nicola Fratoianni, ha rivolto un appello a non fare pubblicità al quotidiano facendo circolare le foto dei titoli e degli articoli. «Non facciamo più circolare le foto con i suoi indecenti titoli» ha scritto su Facebook. «Vanno cercando pubblicità a buon mercato evidentemente perché in crisi di vendita. Lasciamoli perdere, lasciamoli soli con il loro delirio e il loro rancore. Facciamoci un favore» conclude Fratoianni «e facciamolo anche alla democrazia del nostro Paese».
I malumori nel M5S
«Libero, ancora una volta, sceglie di essere offensivo» aggiungono al coro le senatrici del Movimento 5 Stelle Daniela Donno, Michela Montevecchi e Loredana Russo, della Commissione Diritti Umani di Palazzo Madama. «Il titolo che accomuna Pil e omosessuali è denigratorio e pericoloso, perché istiga all’odio in modo totalmente gratuito. Probabilmente Libero non sa, perché lo ignora, che denigrare intere categorie di persone, lo ha fatto con i “terroni”, oggi lo fa con i gay, ha un prezzo socialmente pericoloso. Probabilmente Libero non sa che la stampa ha una responsabilità verso i propri lettori: il rispetto. Le pagine di Libero, che ci fanno vergognare, saranno utili per una cosa sola: incartarci le uova».
Le parole di Renata Polverini
Critiche al giornale di Senaldi anche dal centrodestra. È la deputata di Forza Italia Renata Polverini a scrivere su Facebook che «Libero varca il ponte di Einstein-Rosen e ci riporta indietro nel tempo quando essere gay significava la messa al bando o peggio». «Davvero fa vendere più copie l’omofobia o la caccia al terrone?» si chiede Polverini.
Gli attacchi di Scalfarotto e Zan
Quello di Libero è «un titolo ignobile fatto da un direttore disperato per il crollo delle vendite» per il deputato del Pd ed ex presidente di Arcigay Padova Alessandro Zan. «Questo titolo» avverte Zan tramite l’AdnKronos «evoca ancora l’omosessualità come colpa o come cosa di cui vergognarsi, perché alcuni (fortunatamente oggi la minoranza), vorrebbero ancora che gli omosessuali fossero nascosti e invisibili nella società». Dallo stesso partito arriva il post del deputato Ivan Scalfarotto. «Riepilogando: in crisi per i loro fallimenti politici, alla Francia e agli ebrei ci pensa il M5S, ai gay ci pensa oggi Libero. Roba da anni ’30» scrive su facebook l’ex sottosegretario. «Non mi pare necessario aggiungere altro, tranne che riusciremo a farli tornare dai luoghi oscuri da dove vengono. Garantito».
La proposta di Viotti
Propone di rivolgersi agli inserzionisti commerciali l’eurodeputato del Pd Daniele Viotti. «Ho deciso di scrivere a Ristora per chiedergli di dissociarsi immediatamente dal vergognoso titolo di Libero di oggi e di valutare se continuare la sponsorizzazione di quel giornale che da anni semina odio e istiga alla discriminazione» scrive Viotti. La pubblicità di Ristora, infatti, compare spessissimo negli spazi accanto alla testata, in prima pagina (le cosiddette manchette). «L’ho fatto perché quando parlo di responsabilità sociale delle imprese intendo anche che le aziende hanno il dovere di schierarsi, di dire a quale clientela si rivolgono e che modello economico hanno in mente» continua il dem. «Ho scritto per la mia dignità, per la dignità delle persone Lgbti, per la dignità di tutte le minoranze colpite a colpi di clava ripetutamente da Libero. Il mio è un piccolo gesto: non comprerò più – e chiederò a tutti di fare altrettanto – prodotti Ristora fino a quando l’azienda non prenderà distanza dalle posizioni del giornale».
L’indignazione di Vladimir Luxuria
Tra gli altri, anche Vladimir Luxuria si è scagliata contro il quotidiano per quello che ritiene «un titolo inaccettabile perché genera un’associazione negativa tra due elementi accostati l’uno all’altro, il calo di Pil e fatturato da una parte e l’aumento dei gay dall’altra». «Come se le due cose si potessero paragonare, cosa c’entra?» ha aggiunto. «Quel titolo è il prodotto di un clima preoccupante che si respira in Italia, sempre più omofobo».