Si chiama Pauline Ngarmpring ha 52 anni ed è seconda nella lista del partito Mahachon, in corsa per le elezioni thailandesi del 24 marzo. C’è stato un tempo in cui Pauline si chiamava Pint, era un uomo d’affari diventato capo di un fan club calcistico, una moglie e due figli. Oggi è la prima donna transgender candidata premier. «Non ho speranza di diventare primo ministro», ha raccontato Pauline all’Associated Press, ma «almeno sono la prima ad aver osato dire “ehi, possiamo farlo”. Vogliamo solo uguaglianza tra uomo e donna».
Sono 20 i candidati LGBT nel suo partito
Il partito Mahachon è sicuramente tra i più friendly di questa tornata elettorale. Schiererà una ventina di candidati Lgbt tra i suoi 200 candidati totali, presenti nel 40 percento dei seggi totali in palio. Un partito minore, ma che grazie alla nuova legge elettorale con una componente proporzionale offre grandi speranze al movimento di portare alcuni suoi esponenti in Parlamento. Nei giorni scorsi il partito ha cercato di raccogliere consensi nei quartieri a luci rosse di Bangkok. Si calcola che fino a 200mila donne lavorino nell’industria del sesso in Thailandia, con una considerevole quota di persone transgender.
In Thailandia la piena uguaglianza resta un traguardo
Nonostante la reputazione del Paese in materia, tecnicamente in Thailandia la prostituzione è illegale (una legge che Mahachon vorrebbe cambiare), e chi pratica la professione gode di tutele legali praticamente inesistenti. La comunità transgender in Thailandia gode di un’apparente tolleranza, con molte persone transessuali impiegate anche nel settore dei servizi. Discriminazioni di genere restano però apparenti sui media, confinando la comunità trans al ruolo di macchiette comiche.