Il Consiglio comunale di Bologna ha ufficialmente preso le distanze dal Congresso mondiale della famiglia in programma a Verona esprimendo “condanna per la partecipazione di esponenti del Governo italiano e di altri rappresentanti di istituzioni pubbliche, che con la loro presenza hanno anteposto ragioni ideologiche e di parte agli interessi del Paese”.
Recita così, infatti, il dispositivo di un ordine del giorno presentato nella seduta di ieri dal Pd, approvato con 23 voti a favore e sei contrari. La mossa, nelle operazioni preliminari alla trattazione, ha incassato il sostegno del M5s: i grillini, infatti, hanno votato a favore (insieme a Pd, Coalizione civica e misto) a differenza di Lega, Fi e Insieme Bologna. Un documento che mette nel mirino gli alleati di Governo della Lega, che a Verona sarà presenti con i ministri Matteo Salvini, Lorenzo Fontana e Marco Bussetti.
Contrari i cattolici del PD
In calce al documento, presentato da Simona Lembi, ci sono le firme di gran parte del gruppo dem, con qualche eccezione: mancano i cattolici Raffaella Santi Casali e Piergiorgio Licciardello, entrambi hanno preferito lasciare l’aula. Santi Casali è un nome noto, soprattutto alla comunità lgbt bolognese. Più volte, infatti, nella sua carriera da consigliera ha assunto posizioni più vicine alla destra. Abbandonò l’aula, per esempio, quando il consiglio votò l’adesione alla legge regionale contro l’omofobia. Licciarello fece lo stesso. Il nome di Santi Casali, poi, figura tra coloro guardavano con simpatia alla piazza del Family Day.
I contenuti dell’odg
Visto il “sedicente Congresso della famiglia” organizzato a Verona, il Consiglio comunale “prende le distanze dal testo della sua convocazione, dai valori e dai principi che lo ispirano”, recita l’odg, criticando in particolare il fatto che “l’omosessualità sia collegata al satanismo, che si tratti di una patologia da curare, per cui alcuni dei relatori invitati sostengono sia un comportamento non sano”.
Allo stesso tempo, a Bologna si prendono le distanze dal fatto “che a donne e uomini siano assegnati ruoli sociali in base al loro sesso” e “che l’aborto sia un femminicidio”, continua il documento.
Per questo, l’odg “condanna” gli esponenti del Governo che parteciperanno all’iniziativa e, contestualmente, “plaude alle manifestazioni pacifiche che si terranno a Verona il 30 marzo, tese ad affermare diritti, libertà e autodeterminazione delle donne, volte ad affermare la difesa delle libertà delle donne, per i diritti civili e per una famiglia fondata sugli affetti”.
Il silenzio imbarazzato della Lega
Sostegno ma nessun intervento sull’ordine del giorno dai banchi del M5s. E nessuno intervento arriva da quelli del Carroccio. “Prendo atto del silenzio imbarazzato della Lega”, punge Lembi, che in particolare si rivolge alle elette del Carroccio: “Capisco che quando si è professioniste e donne emancipate sia difficile difendere l’indifendibile“. A prendere platealmente posizione contro l’ammissibilità dell’odg il capogruppo di Fi, Marco Lisei che ha definito l’odg una “censura preventiva non solo verso idee che ancora non conosciamo ma anche verso le persone che interverranno”. Di diverso parere Emily Clancy (Coalizione civica) che “condanna” il Congresso di Verona, viste le “infinite adesioni inquietanti e gli infiniti legami con il volto più nero del Paese“. Allo stesso tempo, Clancy ringrazia il movimento Non Una Di Meno per aver organizzato una manifestazione e altre iniziative in opposizione al Congresso: “Sono questi gli anticorpi della società civile che rispondono alla pagina più nera della storia delle istituzioni di questo Paese”, afferma la consigliera di opposizione.