Monica Cirinnà, senatrice del Partito Democratico e madre della legge sulle unioni civili, non le manda a dire. All’indomani della scissione di Matteo Renzi e nel giorno dell’entrata nel Partito Democratico dell’ex alfaniana e ministra della Salute Beatrice Lorenzin, affida ai social un post che lascia veramente poco spazio alle interpretazioni.
IL POST DI MONICA CIRINNÀ
«Il Partito democratico è una comunità aperta e plurale, lo ripetiamo spesso. Ma il pluralismo deve fondarsi su alcuni punti fermi, che orientano la discussione interna e l’azione politica. Molti di questi punti fermi, anche e soprattutto sui temi dei diritti, dell’eguaglianza e delle libertà, sono enunciati con chiarezza nel programma con il quale Nicola Zingaretti ha vinto il congresso. L’ingresso di Beatrice Lorenzin nel Partito democratico va letto in questa luce, senza anatemi. Spero che Lorenzin sia consapevole del tipo di comunità politica di cui entra a far parte, dei suoi principi e dei suoi valori.
Per me, la domanda fondamentale resta una soltanto: a che punto siamo con l’attuazione di quel programma, in termini di scelte organizzative e orientamento dell’azione politica?
È tempo ormai di strutturare all’interno del Pd quei luoghi di dialogo e confronto previsti dal nostro statuto per dare forza ai nostri valori e trasformarli in atti concreti e di governo.
Solo così saremo in grado di superare le ambiguità e le contraddizioni, e fare del PD il Partito dell’eguaglianza e dei diritti».
IL PD E I DIRITTI CIVILI
Se le unioni civili, pur importanti, sono nate già vecchie, il Partito Democratico non può considerarsi esente da colpe. Come non può considerarsi esente da colpe se nel frattempo sono rimaste nel cassetto importantissime riforme che non possono più aspettare e sulle quali la potestà non può essere lasciata esclusivamente in mano alle regioni (come per le leggi contro l’omotransfobia in Umbria ed Emilia-Romagna) o al giudice (step-child e adozioni).
Il programma che ha visto Nicola Zingaretti vincente al congresso prevedeva tutte queste riforme chiave: legge nazionale contro l’omostransfobia, riforma del sistema delle adozioni anche per le coppie omogenitoriali e matrimonio egalitario.
Adesso che il Partito Democratico è al governo insieme all’alleato Cinque Stelle è lecito domandarsi quanti e quali di questi punti programmatici saranno realizzati. E soprattutto come.
L’INGRESSO DI BEATRICE LORENZIN
Chi si aspettava una repentina svolta a sinistra dopo l’uscita di Matteo Renzi e dei suoi fedelissimi ha subito dovuto ricredersi. La prima nuova arrivata del Partito Democratico de-renzizzato viene dall’opposizione ed è l’ex forzista e poi alfaniana Beatrice Lorenzin.
Al di là delle nomenclature dei partiti ai quali l’ex ministra della Salute (ora in ogni caso “Civica Popolare”, nel gruppo misto) è stata iscritta, occorre ricordare le sue posizioni inequivocabilmente Teo-con in materia sia di diritti civili che di uguaglianza di genere. Se pur in molti hanno apprezzato la sua mano ferma in tema di vaccinazioni obbligatorie, una rondine non fa primavera e la trovata estiva del Fertility Day fece calare in un profondo inverno le speranze di chi sperava in qualcosa di più progressista. Stesso gelo che è calato quando, in occasione della discussione sulla Unioni Civili, al momento di cassare la possibilità delle stepchild disse che «Tutta la letteratura psichiatrica, da Freud in poi, riconosce la necessità per un bambino di avere una figura materna e paterna».
UNA STRIGLIATA AL PD
Appare chiaro che Monica Cirinnà abbia preso l’ingresso di Beatrice Lorenzin, contro la quale è lei stessa a dire di non voler lanciare anatemi, per tirare le orecchie al suo stesso partito. Se il segretario è stato eletto con un programma ben preciso e molto specifico in tema di diritti civili, cosa avrà intenzione di fare ora, grazie alla crisi fortemente voluta da Matteo Salvini, si è arrivati a un Conte-bis nel quale il Partito Democratico è maggioranza? Certo, il giuramento e la fiducia sono cosa recentissima. L’aver piazzato alla Famiglia e alle Pari Opportunità una figura come quella di Elena Bonetti rallegra fino a un certo punto, soprattutto dopo la sua “fuga” verso Italia Viva dell’ex segretario Matteo Renzi.
La domanda che Monica Cirinnà pone, alla fine della fiera, è la stessa che ci poniamo in tant*: a che punto è e cosa ha intenzione di fare il Partito Democratico affinché il programma non resti una mera lista di buoni propositi?