Uganda vs Europa. Mentre si attende si conoscere quali siano le reali intenzioni del governo ugandese sulla legge “Kill the gays” anche il Parlamento europeo condanna il paese africano.
“KILL THE GAYS”
Da qualche settimana, sui media internazionali, è rimbalzata la notizia che l’Uganda sarebbe in procinto di reintrodurre nel suo sistema legislativo una legge che non solo estenderebbe la reclusione, ma che potrebbe anche condannare a morte gli omosessuali. Questa legge era già stata approvata dal parlamento, ma successivamente era stata bocciata dalla Corte Costituzionale, anche se solo per un vizio di forma. Le voci che vogliono questa legge prossima all’approvazione si erano alimentate dopo le parole del ministro Lokodo che aveva paventato una estensione del reato anche alla propaganda e all’incitamento.
L’OMOSESSUALITÀ NON È UN REATO
Nonostante le smentite del portavoce del presidente, il Dipartimento di Stato Usa era stato il primo a paventare sanzioni per lo stato africano. Adesso è intervenuto anche il Parlamento europeo che, attraverso l’approvazione di una risoluzione, ha contattato l’Uganda ed esprime «profonda preoccupazione per la possibile ripresa della legge anti-omosessualità nel dibattito politico ugandese, che, se introdotto, includerebbe la pena di morte per atti aggravati di omosessualità». Gli eurodeputati – 521 a favore, 4 contrari e 110 astenuti – hanno preso atto della dichiarazione del portavoce del presidente Museveni, ma chiedono un impegno concreto del governo nel sostenere tale dichiarazione.
La posizione dell’Ue
Il Parlamento europeo si rammarica dell’uso della pena di morte in qualsiasi circostanza e ricorda al governo ugandese i suoi obblighi ai sensi del diritto internazionale e dell’accordo di Cotonou, che chiede il rispetto dei diritti umani universali. I deputati chiedono inoltre alla delegazione dell’Ue nel paese di continuare a monitorare da vicino la situazione delle persone Lgbti e di sostenere le organizzazioni della società civile.
Fonte Ansa