Il tortellino, che compare sulla copertina, è il riferimento ad uno degli ultimi cavalli di battaglia del sovranismo: la polemica che si è scatenata il mese scorso sulla scelta della Curia di Bologna. annuncia In vista della festa di San Petronio, infatti, si era annunciata la preparazione di una varietà del tradizionale piatto emiliano «senza maiale per chi non può mangiarne per diversi motivi», come riporta l’Agi. Il web fu rovente, in quei giorni. La narrazione, tutta sovranista, sull’identità tradita fece presa. Eppure se indaghassimo sul concetto stesso di identità, scopriremmo che le cose non sono così pacifiche. E Non passa lo straniero – Come resistere al discorso sovranista di Dario Accolla (Villaggio Maori Edizioni, Catania, 2019) tenta questo viaggio proprio dentro l’identità.
Il sovranismo, tra semplificazione e complessità
Il discorso sovranista, leggiamo sulla scheda di presentazione, «è incentrato su brevi ed efficaci messaggi che affollano i social media». E non solo: «in generale» anche in «buona parte della comunicazione mediata della nostra contemporaneità». Il sovranismo usa parole-chiave che fanno presa sulle coscienze dei più: «identità, tradizione, tradimento, nazionalità» sono tra queste. Ma basta grattare la patina del luogo comune – e il libro ne offre diversi, in rassegna – per capire che se da una parte c’è un eccesso di semplificazione, dall’altra emerge il suo esatto opposto: la complessità. E tale complessità si coniuga con quanto di più banale possa esserci, per la comprensione delle cose: la realtà.
L’identità? È qualcosa che costruiamo giorno per giorno
Ed è proprio sulle tradizioni alimentari che l’opera comincia a smontare tutta una serie di luoghi comuni. Primo tra tutti, quello dell’immodificabilità delle tradizioni. «La tradizione» dichiara l’autore nel video di presentazione dell’opera «è un processo che costruiamo giorno per giorno». Stupirà, allora, sapere che la classica colazione all’italiana “cappuccino e cornetto” di italiano ha per lo più solo il nome. La dobbiamo, semmai, alla guerra tra Impero Ottomano e i sovrani asburgici, in luoghi ben lontani dai nostri “confini nazionali” che all’epoca non esistevano nemmeno. Ed è solo uno degli aneddoti riportati nel libro, che scandaglia altre tradizioni, che sono niente più di novità che, ad un certo punto, hanno avuto più fortuna di altre. Stabilizzandosi, certo. Ma cambiando, lentamente, e di volta in volta.
La prefazione di Cathy La Torre
Ci si chiede, dunque, come sia possibile che la gente abbocchi alle mistificazioni portate avanti dal sovranismo. Se lo chiede Cathy La Torre, avvocata e attivista che ha portato avanti la campagna #odiareticosta, e che prova spiegare il perché: «La risposta è il linguaggio. La risposta è la parola che piega la realtà. Il potere della parola. Del suo utilizzo, della sua capacità, se maneggiata con metodo scientifico, di trasformare il bianco in nero, il cerchio in quadrato, l’indigesto in leccornia». La Torre ricorda il rischio a cui andiamo incontro, come società tutta: «La parola è come un coltello: nelle mani di un uomo buono può servire a tagliare il pane. Nelle mani dell’uomo sbagliato può diventare un’arma letale».
Tra sovranismo e questione Lgbt+
Un libro, quello di Accolla, che si distanzia dalla sua produzione fino ad adesso incentrata sulle problematiche Lgbt+. Eppure non manca il capitolo che riguarda proprio la “questione arcobaleno”, laddove analizza il discorso d’odio portato avanti da forze specifiche proprio contro la gay community, laddove si usano sempre parole specifiche – due tra tutte: “genitore 1” e “genitore 2”, che danno il titolo a un paragrafo – per demonizzare la vita delle famiglie arcobaleno e la loro quotidianità. Un viaggio, Non passa lo straniero, tra storia e contemporaneità. Tra aneddoti e dati statistici. Uno strumento, insomma, che tenta di «arginare la deriva di un narrazione manipolata, nutrita spesso da disinformazione e ingenuità».