Arrestate ieri 10 febbraio, per il secondo giorno di seguito, le ragazze di Pussy Riot a San Pietroburgo.Β In tutto la polizia del 16esimo distretto ha arrestato 13 persone intente a girare un video. Le accuse sono “propaganda gay”, secondo la legge in vigore in Russia, ed estremismo. Il primo fermo c’era stato il 9 febbraio scorso, ma in un video realizzato dentro la stazione di polizia prima che venisse spenta la luce, la promessa delle Pussy Riot era stata netta. “Gireremo comunque quel video”.
β‘οΈβ‘οΈ
Today, 9th of February 2020, St Petersburg, the Russian police broke into the location where Pussy Riot were filming a video for our next single “ΠΠΠ‘ΠΠ’ / RAGE”. We were accused of “GAY PROPAGANDA” & “EXTREMISM”.
150 activists, mostly female & queer, took part in the shoot pic.twitter.com/KI7OvnGwPI
β πππππ ππππ (@pussyrrriot) February 10, 2020
A quanto raccontano le Pussy Riot su Twitter, pare che la chiamata sia arrivata per allertare la polizia circa una presunta fuga di gas. Ma arrivata sul posto, l’unica cosa che gli agenti hanno trovato era il collettivo intento a scattare foto e girare video. Tra le altra cose, gli attivisti avevano anche una bandiera arcobaleno.
Rage, questo il titolo della canzone il cui video gli attivisti stavano cercando di girare, Γ¨ “dedicato al dolore che noi, femministe e persone queer, sentiamo nell’essere nemici dello stato” ha spiegato un portavoce. Alcuni versi della canzone recitano: “Un manganello della polizia sulle mie costole, sto cantando con il sangue oggi”.
(Foto, Twitter/ @tolonko)