Mappa Rainbow d’Europa 2016: l’Italia perde posizioni

L’Ilga Europe, l’organizzazione che racchiude la maggior parte delle associazioni lgbt europee (443 in tutto in rappresentanza di 45 paesi) ha appena rilasciato il Rapporto annuale 2016 che delinea la situazione dei diritti e delle tutele delle persone gay, lesbiche, bisessuali, transessuali e intersessuali in tutto il Vecchio Continente. Salta subito all’occhio il dato italiano che, rispetto allo scorso anno, è sceso di due punti percentuali. Se nel Rapporto del 2015, infatti, l’Italia aveva ottenuto il 22% di rating, in quello del 2016 non supera il 20%. Vale la pena considerare, però, che il rapporto è stato stilato tenendo in considerazione quanto accaduto dall’1 gennaio al 31 dicembre 2015 e che, quindi, non può aver considerato l’imminente voto della legge sulle unioni civili.

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Guidano la classifica Malta con l’88%, salita dall’undicesima posizione alla prima ina ppena due anni, il Belgio con l’82% e il Regno Unito con l’81%. Dei 49 paesi analizzati, sono fanalino di coda l’Armenia e la Russia, entrambe con il 7% e l’Arzebaijan con il 5%.  Tra gli stati membri dell’Unione Europea, peggio dell’Italia, che è 34esima sui 49 stati presi in esame, si piazzano la Lituania (18%), la Polonia (18%), la Lettonia (17%) e la Macedonia (16%).

Sono due i primati riportati dalla Mappa Rainbow 2015: uno appartiene a Malta che con il suo avanzatissimo Gender Identity, Gender Expression and Sex Characteristics Act è il primo stato al mondo a vietare qualsiasi intervento chirurgico sulle caratteristiche sessuali di una persona senza il suo consenso. Parliamo delle persone trans, naturalmente, che a Malta possono cambiare i dati anagrafici senza essere costrette a ricorrere all’intervento per la riassegnazione. L’altro primato è della Repubblica Irlandese, prima al mondo a introdurre il matrimonio egualitario tramite il voto popolare.

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Ilga Europe tiene a precisare che dei criteri presi in considerazione per stilare la classifica viene tenuta in considerazione la reale applicazione e l’efficacia. “Il pink-washing non è tollerato”, spiegano evidenziando come non bastino le intenzioni o le leggi approvate dai singoli stati, ma serve anche un riscontro reale e verificabile.

Il caso Italia
Per quanto riguarda, nello specifico, l’Italia, Ilga Europe scrive che “in un anno afflitto dallo stallo politico, il maggior cambiamento per le persone LGBTI in Italia è stato avviato da parte dei giudici. Mentre la legislazione sulle unioni civili promessa dal primo ministro Renzi si è mossa a fatica in commissione, varie corti italiane si sono espresse a favore dei diritti di custodia condivisa per i genitori non biologici, dei requisiti per il riconoscimento legale del genere, della stepchild adoption per bambini e per il riconoscimento dei matrimoni contratti in altri Stati membri dell’UE”. “Lo storico caso CEDU Oliari contro Italia ha riconosciuto per la rima volta il diritto delle coppie dello stesso sesso di essere legalmente riconosciute. L’istruzione ha continuato ad essere al centro di molti dibattiti, soprattutto quelli intavolati dai cosiddetti “movimenti antigender” che si sono opposti  all’educazione alle differenze nelle scuole. Inoltre sono stati riportati diversi casi di discorsi d’odio omofobico o transfobico pronunciati da parte di individui con un profilo pubblico”.

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La mappa dello scorso anno, per avere un confronto con quella 2016

L’Ilga cita il il caso di monsignor Parolin che all’indomani del voto irlandese sul matrimonio egualitrio parlò di “sconfitta per l’umanità” e quello della deputata di AP Paola Binetti “che ha una laurea in psichiatria” e che in un’intervista all’Huffington Post lo scorso luglio dichiarò che le unioni civili non servono perché persone gay e lesbiche possono scegliere di cambiare identità di genere. Oltre ai fatti di cronaca nera di violenza omotransfobica, il rapporto parla anche del sindaco di Venezia Brugnaro e della sua lista con i testi “gender” da vietare a scuola, ricordando anche che un appello contro questo provvedimento è stato firmato da 267 autori italiani. Inoltre ricorda come gli interventi contro il bullismo omotransfobico nelle scuole sia sparito dalla Strategia Nazionale del ministero dell’Istruzione e della Ricerca.

“Non basta avere ottenuto una legge”
“C’è un pericolo intrinseco nel considerare che il nostro lavoro sull’uguaglianza è terminato quando si ottiene protezione in un aspetto della vita come il matrimonio egualitario o la genitorialità – ha dichiarato Brian Sheehan, leader della campagn Yes Equality irlandese e co-presidente del Consiglio Direttivo di Ilga -. Questi successi sono il carburante che ci spinge verso successi futuri. Allentare il ritmo di questo cambiamento è una opportunità persa. Cambiare le leggi non significa cambiare automaticamente le vite. Quello che le persone lgbti di tutta Europa hanno bisogno dai loro governi è un’azione continua, collaborativa e impegnata”.

 

 

 

 

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