Con 372 voti a favore e 51 contrari, la Camera dei Deputati ha votato definitivamente il testo sulle unioni civili. Con 30 anni di ritardo, per la prima volta, l’Italia ha una legge che riconosce agli occhi dello Stato le coppie dello stesso sesso.
Una legge il cui iter è stato tormentatissimo e che ha visto, lungo il percorso molte modifiche rispetto ad un testo considerato già nella sua formulazione originaria un compromesso al ribasso rispetto alla richiesta di uguaglianza da parte della gay community italiana che si sarebbe avuta solo con l’estensione del matrimonio civile a tutte le coppie. Una comunità che vive questo momento lacerata da sentimenti contrastanti.
Al netto della narrazione governativa, non si può non tener conto delle molteplici umiliazioni che le persone gay e lesbiche hanno dovuto subire nel corso del dibattito pubblico, iniziato due anni fa, su questa legge. Declassate da famiglie a “formazioni sociali specifiche” (fatto salvo un unico riferimento alla “vita familiare” contenuto nel testo), le coppie gay e lesbiche hanno visto poi sparire il riconscimento della genitorialità e dei diritti dei loro figli con lo stralcio della stepchild adoption avvenuto al Senato per poter mettere la fiducia sul testo e incassare il voto del partito di Alfano. La legge ha mantenuto un unico riferimento alla genitorialità in cui si lasca carta bianca ai giudici nell’applicazione dell’attuale legge sulle adozioni. Questo, sebbene non vieti l’adozione del figlio del partner, lascia le sorti delle famiglie arcobaleno (e sono tante quelle in attesa di una sentenza) nelle mani dei singoli giudici. Nel giorno dello stralcio, lo scorso 25 febbraio, il Pd ha promesso una rapidissima riforma della legge sulle adozioni, ma ad oggi non ci sono proposte di modifica o disegni di legge presentati.
Per questa ed altre ragioni, la legge ormai nota come “legge Cirinnà”, è considerata da molti una norma già vecchia, su cui si sarebbe potuto gioire 30 o 20 anni fa, cioè quando testi simili vennero approvati in altri paesi europei. Bisogna comunque ricordare che la legge permette una regolarizzazione molto simile al matrimonio alle tante coppie omosessuali in attesa di tutele e diritti.
Se una parte della comunità, dunque, festeggia questa giornata e la saluta come un evento storico, ce n’è una parte che, invece, considera il voto di oggi come un capitolo chiuso, un punto da cui ricominciare la battaglia per l’uguaglianza, senza trionfalismi di sorta.
Unioni civili approvate: le reazioni
Festeggia Arcigay: “Un passo storico”. “Questa legge –dichiara Gabriele Piazzoni, segretario nazionale di Arcigay– arriva con molto ritardo e con molti limiti , di questo siamo consapevoli. Ma abbatte un muro e segna una tappa importante: da qui dobbiamo subito ripartire per rilanciare la battaglia per la piena uguaglianza”. “Oggi alziamo i calici e le nostre bandiere arcobaleno”.
“Solo un primo passo”, dichiarano Radicali Italiani e l’Associazione Radicale Certi Diritti, commentando la giornata odierna. “Siamo felici per le coppie che da troppo tempo aspettavano questo momento, già da domani saremo di nuovo al lavoro […] per una riforma della legge in senso egualitario”.
“Un primo passo per un Paese scandalosamente in ritardo” fa eco Famiglie Arcobaleno.
La legge sulle unioni civili approvata oggi rappresenta “l’inettitudine di una classe politica che, come Ponzio Pilato si lava le mani dalle sue responsabilità, lasciando i giudici a decidere caso per caso sul riconoscimento delle nostre famiglie”. “Questo Parlamento e questo governo –sottolinea l’associazione– passeranno alla storia non per avere dato all’Italia una prima legge sulle unioni omosessuali, ma per aver negato a centinaia di bambini il diritto alla loro famiglia”.