La bandiera con i colori dell’orgoglio lgbt+ appesa fuori dalla casa di una famiglia arcobaleno di Campo (frazione di San Giuliano, Pisa) è stata bruciata nella notte, proprio nel giorno in cui inizia il Pride Month.
“Dormivamo e abbiamo sentito uno strano scampanellio alla porta, ma non ci abbiamo fatto molto caso” racconta a Gaypost.it Francesco Zaccagnini, uno dei due papà che, insieme al piccolo Luigi vivono a Campo.
La bandiera arcobaleno di Luigi
“Poi, quando questa mattina ci siamo alzati e abbiamo aperto la porta abbiamo trovato la bandiera incenerita e l’impronta delle fiamme sul muro – continua Zaccagnini -. Nostro figlio, Luigi, ci è rimasto malissimo perché la bandiera era appesa proprio dalla sua finestra. “Perché hanno bruciato il mio arcobaleno?” ci ha detto dispiaciutissimo”.
Ad aiutare Francesco a ricostruire l’accaduto sono stati due vicini: una donna che ha raccontato di aver visto dei ragazzi uscire dal vicino circolo Arci e poi dare fuoco alla bandiera e un altro vicino che si è precipitato a spegnere le fiamme.
“Hanno provato a svegliarci – spiega Zaccagnini – ma il campanello scottata al punto che il vicino si è ustionato e dato che il pericolo era scampato ha preferito aspettare questa mattina”.
Le fiamme, infatti, stavano per raggiungere le persiane della finestra rischiando di scatenare un incendio molto più pericoloso.
“Campo e San Giuliano sono posti molto accoglienti e molto friendly – ci tiene a sottolineare Zaccagnini -: come Famiglie Arcobaleno abbiamo sempre collaborato con l’amministrazione e questa mattina il sindaco Sergio di Maio è venuto a casa per esprimerci la sua solidarietà e mettersi a disposizione. Anche l’assessora alle Pari Opportunità Lara Ceccarelli ci ha chiamati”.
Un paese tranquillo
“Non abbiamo mai avuto problemi, qui – continua -. Nostro figlio è amato e coccolato da tutti. Ma quello che è successo questa notte ci ha spaventati: se non fosse stato per i nostri vicini, sarebbe finita molto peggio”.
Anche per questo, Francesco Zaccagnini ha deciso di sporgere denuncia.
“Mi sono rivolto alla stazione dei carabinieri di San Giuliano – racconta – dove ho trovato un carabiniere preparatissimo. Ha usato “lgbtqi+” sia mentre parlava con me sia nel redigere il verbale della denuncia dove ha anche scritto che oggi inizia il pride month”.
“Io non so chi sono gli autori di questo gesto – conclude Zaccagnini – ma non voglio che passi sotto silenzio o che sia derubricato a “ragazzata” perché è la dimostrazione che anche nelle comunità più accoglienti e tranquille c’è ancora molto da fare”.
“Una bandiera con un significato preciso: non si parli di ragazzata”
Non è disposto a minimizzare neanche il sindaco Di Maio. “Ciò che fa rabbrividire è la mancanza di rispetto e consapevolezza – sottolinea il primo cittadino -: quella bandiera ha un preciso significato, parla di libertà, inclusione, rispetto, non violenza. Il lavoro da fare all’interno delle famiglie è grande, a quanto sembra. Il nostro compito è promuovere una socialità basata sui valori completamente differenti da quelli che considerano l’atto di bruciare una bandiera arcobaleno un “divertimento”, magari da bollare come semplice “ragazzata”. Niente di più sbagliato”.
L’impegno del Comune
“Il Comune di San Giuliano Terme ha lavorato e continuerà a lavorare affinché questi singoli gesti non vengano solo condannati – è l’impegno di di Maio -, ma affinché nelle scuole, nella comunità e nelle famiglie di promuova un impegno concreto nell’ambito della lotta alle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere. Perché inclusione ed educazione alle differenze prevengono la violenza”.
“Un atto intimidatorio nei confronti delle persone lgbt e dei genitori arcobaleno. Il Parlamento si decida ad approvare una legge contro l’omo-lesbo-bi-transfobia” è il commento di Gianfranco Goretti, presidente nazionale di Famiglie Arcobaleno
Famiglie Arcobaleno: “Subito una legge”
“Mentre il Parlamento ancora non si decide ad approvare una legge contro l’omo-lesbo-bi-transfobia – scrive Goretti in una nota -, a farne le spese intanto sono le persone gay, lesbiche, bisessuali, transessuali e transgender. E se il più delle volte la violenza contro di noi è verbale, fatto già di per sé stesso grave, molte, troppe volte si arriva addirittura alla violenza fisica o ad atti intimidatori come quello verificatosi ieri in un comune toscano. È ora che lo Stato italiano si assuma la propria responsabilità se non vuole, per la sua inerzia, essere tacciato di colpevolezza di fronte ai continui episodi di omofobia”.