Medici obiettori? Il San Camillo sceglie chi applica la 194

L’obiezione di coscienza è una cosa seria. Ai miei tempi, quando c’era il servizio militare obbligatorio, per ragioni etiche – ad esempio, se eri pacifista, se contrario all’uso delle armi, ecc – potevi fare l’obiettore e in alternativa all’anno nell’esercito o in marina, potevi svolgere attività di volontariato in un’associazione, in un ente benefico e, udite udite, addirittura in un’associazione Lgbt. La cosa non era scevra di conseguenze. Perché, e giustamente direi, se ti dichiaravi contrario a tutto ciò che le forze armate rappresentavano poi non potevi accedere alla carriera militare. Logica conseguenza, verrebbe da dire.

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striscione a favore della legge 194

Ho fatto questa premessa per una notizia a mio giudizio importante: l’ospedale San Camillo di Roma ha previsto l’assunzione di due medici al reparto Ostetricia e Ginecologia, ma – ed è questa la novità – per accedere al concorso i candidati hanno dovuto dichiarare di non essere obiettori. La misura si è resa necessaria a causa dell’elevato numero di personale sanitario che, nel corso di questi anni, ha di fatto reso inapplicabile la legge sull’interruzione di gravidanza in strutture pubbliche e gratuite.

Immagino già le proteste da parte delle frange cattoliche, che parleranno di discriminazioni per motivi di fede. Il problema è, in verità, opposto: nel nostro paese il 70% dei medici è obiettore. Molti di questi fanno questa scelta non solo (o non tanto) per questioni legati alla propria etica o per l’appartenenza alla fede (cattolica, di solito), ma per benefici per la propria carriera. E a rimetterci sono proprio le donne, sia sotto il punto di vista medico, sia sotto il profilo della dignità personale. Conosciamo, grazie a quanto riportato dalla stampa nazionale, le difficoltà che si possono riscontrare per la semplice prescrizione della pillola del giorno dopo, per non parlare di tutto il resto. E ciò incide anche sull’autodeterminazione sulla propria persona e sul proprio corpo.

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infografica con i dati dell’obiezione di coscienza in Italia

I dati più recenti, inoltre, parlano di un aumento degli aborti clandestini, fenomeno che dimostra come la misura adottata (l’obiezione, appunto) sia più dannosa del male che si dice di voler sconfiggere (il presunto “assassinio di massa” di bambini mai nati). Ma sappiamo anche che logica e onestà intellettuale qualche volta dimenticano di albergare nella mente di chi si professa così cattolico a tal punto da pretendere che la propria visione del mondo sia imposta a chi ha un altro sistema di credenze e di convincimenti personali.

Ricordo inoltre un altro fatto. Anzi, ce lo ricorda la Cassazione: il diritto di obiezione di coscienza «non esonera il medico dall’intervenire durante l’intero procedimento» poiché «il diritto dell’obiettore affievolisce, fino a scomparire, di fronte al diritto della donna in imminente pericolo a ricevere le cure per tutelare la propria vita». Era il 2013 e a Pordenone una dottoressa si rifiutò di assistere una donna che aveva abortito, nonostante il sospetto di una pericolosa emorragia interna (la carità cristiana, giusto?).

In virtù di tutto questo credo che la misura presa dal San Camillo riequilibri le storture di un sistema sanitario nazionale dove i medici confondono il proprio tornaconto con il benessere del/la paziente. E ricordando cosa accadeva a chi non voleva fare il militare, per convinzione o per fatti di natura più personale, credo che tale norma andrebbe applicata anche ai medici obiettori: non vuoi fornire un certo tipo di prestazioni? È un tuo diritto. Ma è un mio diritto poter trovare un dottore che mi aiuti a prescindere da quello che sia il suo universo morale. Ergo, se vuoi fare l’obiettore non fai il medico. Logica conseguenza, verrebbe da dire.

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