Abbiamo seguito, nel corso di questi anni, Le terrificanti avventure di Sabrina. Un po’ perché ci piace il noir mainstream, un po’ perché non si vive solo di argomenti profondi, un po’ perché ci andava di farlo e l’abbiamo fatto. Ora, se le prime stagioni ci hanno convinto, mentre la terza ha lasciato diverse perplessità, l’ultimo capitolo chiude una serie che aveva ottime potenzialità ma si è trasformato in una sequela di episodi scritti male, con vuoti narrativi enormi e sostanzialmente noiosa.
Storie Lgbt piatte e fini a se stesse
Le storie a tematica Lgbt+ della serie sono state ridotte a mero ingrediente narrativo fine a se stesso. C’erano molte potenzialità nella relazione tra Theo, ragazzo transgender non binario, e il suo fidanzato Robin. Dubbi, difficoltà, esplorazione delle reciproche differenze… e invece ci siamo trovati di fronte a una serie di pomiciate del tutto gratuite, forse utili solo a ricordare che da adolescenti le persone transgender sono pur sempre adolescenti. Ma ne ha sofferto la trama, per cui il loro amore è rimasto confinato nello sfondo di una storia mai decollata sul serio. E non finisce qui.
L’involuzione dei personaggi più promettenti
Anche la storia di zia Zelda con Mambo Marie – altro personaggio molto promettente all’inizio, ma di cui si poteva benissimo fare a meno ad un certo punto – è stata appena sfiorata. Eppure anche qui, la narrazione si poteva sviluppare ulteriormente. Zelda Spellman si scopre bisessuale ad una certa età. Possibile che non si sia pensato ad un minimo di indagine psicologica intorno a questo cambiamento, nella storia del personaggio? Evidentemente no. Ambrose, ancora, ridotto a semplice becchino eternamente atterrito dagli eventi in corso. Eppure la partenza era stata brillante: il personaggio si era distinto per l’animo maudit e per appetiti (omo)sessuali piuttosto robusti. Niente di tutto questo è rimasto.
Le terrificanti avventure di Sabrina: perché delude
Gli orrori scatenati contro la cittadina e contro le Spellman, ancora, ci fanno rimpiangere gli effetti speciali – già abbasta imbarazzanti, per l’epoca – di una serie tv come Streghe. Solo che le sorelle Halliwell le si amava a prescindere, per cui perdonavamo la presenza in scena di mostri più simili a spaventapasseri malconci. Qui, invece, siamo davvero al livello del tunnel degli orrori di un piccolo luna park di provincia, dove l’unica cosa che spaventa è la noia. La stessa con cui ci siamo confrontati per otto puntate di seguito, in quella che doveva essere una lotta tra bene e male. Terrificante, questa stagione, siamo d’accordo. Ma per il ricordo che ci lascia e per le promesse tradite. Bocciata, senza appello. Ed è un peccato. Ci avevamo sperato. Almeno all’inizio.