Si era dichiarata libera dall’ideologia Lgbt, la città di Krasnik, nel sud est della Polonia. Le conseguenze non si sono fatte attendere. E il provvedimento che mirava a difendere le famiglie polacche, nonché cristiane, dal “pericolo arcobaleno” si è rivelato un vero e proprio boomerang per la cittadinanza. Con gravissime ripercussioni per l’economia e per l’immagine della città stessa.
Le reazioni della comunità internazionale
Secondo quanto riporta Il Post, «già a febbraio del 2020 il sindaco della città francese Nogent-sur-Oise aveva deciso di interrompere la cooperazione con Krasnik per scambi culturali fra studenti». E non solo: «a settembre la ministra degli Esteri norvegese, Ine Eriksen Soreide, aveva annunciato che il suo paese avrebbe tolto alcuni fondi a Krasnik e alle altre città che avevano fatto dichiarazioni simili: si trattava dei fondi EEA, cioè dei contributi versati annualmente da Norvegia, Islanda e Lichtenstein per ridurre le disparità sociali ed economiche all’interno dello Spazio Economico Europeo, di cui la Polonia è tra i principali beneficiari».
Milioni di euro perduti, a discapito delle generazioni più giovani
La stima è pesantissima: dai 3 ai 10 milioni di euro in meno, che avrebbero aiutato le giovani generazioni della città e che avrebbero permesso l’acquisto di autobus elettrici. Il sindaco di Krasnik si dice adesso pentito, ma non riesce a ritirare la dichiarazione, per quanto simbolica secondo le sue dichiarazioni, per l’opposizione dei partiti di destra e della parte della popolazione, più retriva e anziana. A discapito, appunto, delle giovani generazioni che invece si erano dette contrarie al provvedimento. Krasnik è adesso ritenuta una città simbolo dell’omofobia, con una pessima pubblicità di fronte al mondo intero.
Krasnik, città simbolo dell’omofobia
A pesare, ancora, le recenti dichiarazioni di Ursula von der Leyen, che ha detto: «Le zone libere dall’ideologia Lgbt+ sono zone senza umanità. E non c’è spazio per loro nella nostra Unione Europea». Recentemente il parlamento europeo ha anche approvato una risoluzione in cui condanna tali “zone libere”, come quelle che troviamo in Polonia e anche in Ungheria. L’omofobia, insomma, ha un costo. E non difende affatto le famiglie, cristiane men che mai. Semmai, le rende più povere. E le ridicolizza agli occhi del mondo intero.