Gino Strada non c’è più. Il celebre medico, nonché fondatore di Emergency, ci lascia a soli 73 anni. «La notizia ci ha colto tutti di sorpresa, lasciateci riprendere dal dolore» è stato il commento della presidente dell’associazione umanitaria, Rossella Miccio. La quale, secondo quanto riporta l’Ansa, ha annunciato una nota dell’organizzazione che verrà rilasciata nelle prossime ore.
I riconoscimenti per il suo impegno civile e per la pace
Personalità molto amata anche dentro la comunità Lgbt+ per il suo impegno nel campo dei diritti umani, Gino Strada ha ricevuto a settembre del 2020 il premio More Love in quanto «figura della cultura e della società civile che si è distinta, nella professione e nel personale, in pratiche di inclusione e attività sociale». Fondata nel 1994, Emergency infatti «ha lavorato in 18 Paesi curando 11 milioni di persone in Iraq, Afghanistan, Cambogia, Serbia, Eritrea, Sierra Leone, Sudan, Algeria, Angola, Palestina, Nicaragua, Sri Lanka: secondo i dati della stessa organizzazione, oltre il 90% dei feriti nei vari conflitti sparsi per il mondo è un civile» ricorda Sky Tg24, sul suo sito.
Gino Strada ha ricevuto nel 2005, a Stoccolma dal Parlamento svedese, il Premio Right Livelihood – definito anche “Premio Nobel alternativo” – «per la sua grande umanità e la sua capacità di offrire assistenza medica e chirurgica di eccellenza alle vittime della guerra e dell’ingiustizia, continuando a denunciare senza paura le cause della guerra».
Addio a Gino Strada, il messaggio della figlia
A dare l’annuncio, inoltre, la figlia Cecilia che dal suo profilo Facebook scrive: «Amici, come avrete visto il mio papà non c’è più. Non posso rispondere ai vostri tanti messaggi che vedo arrivare, perché sono in mezzo al mare e abbiamo appena fatto un salvataggio. Non ero con lui, ma di tutti i posti dove avrei potuto essere… beh, ero qui con la ResQ – People saving people a salvare vite. È quello che mi hanno insegnato mio padre e mia madre. Vi abbraccio tutti, forte, vi sono vicina, e ci sentiamo quando possiamo».
Una perdita grave per chi lotta per salvare vite umane e per chi combatte – come faceva Gino Strada – contro le ingiustizie e gli orrori della guerra, nonché per una società più giusta, più libera e inclusiva.