Verso la fine dell’anno: le 10 parole del 2021 che porteremo con noi

Il 2021 sta per volgere al termine e abbiamo deciso di ricordarlo con 10 parole che ne raccontano i momenti più importanti. E non solo. Tra questi termini troverete anche i nomi di alcune personalità che hanno caratterizzato, in senso positivo, l’anno che sta per finire. Sono parole belle e positive, per quanto ci riguarda, nel solco del quale ci piacerebbe che cominciasse il 2022. E allora ecco la nostra selezione, fatta in ordine rigorosamente alfabetico.

1. Cile

La prima, tra le 10 parole che vogliamo portare con noi nel 2021, è il nome di un paese: Cile. Per chi conosce la storia di questa nazione, sa che nel 1973 – era l’11 settembre – un colpo di stato mise fine alla presidenza di Salvador Allende e alla democrazia. Pinochet divenne il nuovo capo di stato e instaurò una delle più feroci dittature che la storia dell’uomo abbia mai visto. Manco a dirlo, era una dittatura fascista. Adesso, quasi cinquant’anni dopo, molte cose sono cambiate nello stato andino. Innanzi tutto, pochi giorni fa è stata approvata una legge che allarga il matrimonio alle coppie dello stesso sesso. E precedentemente era stato votato un disegno di legge contro l’omo-transfobia. Quindi, è stato eletto alla carica di presidente Gabriel Boric, 35 anni e di sinistra. Che ha sconfitto il suo rivale, di estrema destra (che non a caso piaceva ai sovranisti nostrani). E tutto questo fa ben sperare. Converrete.

2. Coming out

Madame

È stato un anno di coming out importanti. E quando avviene è sempre un bel momento. Si respira libertà. Ed è un modo di combattere la solitudine in cui hanno tentato di rinchiuderci, con una narrazione sbagliata e cattiva. Tanti sono stati i personaggi famosi che hanno rotto il muro del silenzio. Come Madame, che ha dichiarato: «Io sono bisessuale. Sono attratta sia da uomini che da donne. […] Vivo con normalità questa cosa». O l’ex ministro Vincenzo Spadafora, con una dichiarazione pubblica che ci ha commosso. O la campionessa olimpionica Lucilla Boari, che ha dedicato la sua vittoria alla fidanzata, sul podio. E molti altri ne abbiamo visto anche all’estero. Ma al netto delle tempistiche, che sono sempre personali, la visibilità resta un aspetto fondamentale delle nostre vite. Senza la visibilità saremmo persone meno integre. E quindi è bello portarsi dietro questa parola, ricca di vita.

3. Dante

È il padre della lingua italiana, Dante. E ne abbiamo già parlato, per il dantedì. quest’anno ricorre l’anniversario della sua morte: Nel 1321, infatti, il Sommo ci lasciava, lasciandoci però un poderoso strumento linguistico su cui si è innestato – nel corso dei secoli – l’italiano che oggi parliamo. Italiano che è al centro di una vera e propria guerra ideologica portata avanti dalle destre sovraniste e fasciste. Settecento anni dopo, di questo poeta, non ci rimane solo la lingua (per quanto mutata in sette secoli) e una delle opere più importanti della letteratura mondiale. Ci rimane l’esempio di un uomo che guardava l’umanità senza giudicarla, con gli occhi del pregiudizio. Così fece, a ben vedere, con Paolo e Francesca e con Brunetto Latini, il suo maestro omosessuale. Un esempio che non possiamo non ricordare, insomma.

4. Mattarella

Rimpiangeremo Sergio Mattarella, potete aver certezza di quanto stiamo scrivendo su di lui. A breve, infatti, non sarà più il presidente della Repubblica Italiana. C’è ancora grande incertezza sul suo successore e le destre scaldano i motori, per portare al Quirinale una figura che rappresenti il “nuovo corso” del Paese. Ovvero un personaggio di destra. E sappiamo che in Italia questa è una parola non bella. Basta vedere gli ideali che portano avanti i leader di questa fazione. Dimentichiamoci, insomma, discorsi per l’8 marzo e a favore del 17 maggio e contro l’omo-bi-lesbo-transfobia. Perché Mattarella li ha fatti. Chi verrà dopo, invece…

5. Olimpiadi

Non ricorderemo le Olimpiadi del 2021 solo perché sono state le prime dopo lo stop imposto dal covid-19 e per i trionfi azzurri. Per carità, nulla contro il tifo (anche se abbiamo qualche problema col nazionalismo). Ma questi giochi rappresentano uno spartiacque storico per la comunità Lgbt+ di tutto il mondo: sono state, infatti, le prime Olimpiadi arcobaleno. Ben 121, infatti, gli atleti e le atlete Lgbt+ che hanno gareggiato dal 23 luglio di quest’anno. E grandi sono state le soddisfazioni raccolte: dai coming out, come quello già citato di Lucilla Boari, alle storie personali dell’atleta di turno che ha avuto ribalta mondiale. Come le parole di Tom Daley, che hanno rappresentato un esempio per giovani e adolescenti, Lgbt+ e non.

6. Pride

E a proposito di interruzioni, a causa del covid-19. Il 2020 si è caratterizzato, tra le altre cose, per l’assenza dei pride. Le nostre colorate e gioiose manifestazioni che portano allegria e politica nelle piazze, in un’unica formula. Il 2021, invece, ha visto i pride risorgere, seppur tra mille difficoltà e con le restrizioni che l’emergenza pandemica impone. Ma scendere in piazza è fondamentale. È una cartina al tornasole della democrazia. E la democrazia ha bisogno della protesta, in pubblica piazza. E molte altre sono le piazze che andrebbero ricordate, come la manifestazione del 26 novembre, contro la violenza sulle donne, alle agitazioni sindacali del 16 dicembre. In questi tempi più che mai, che la democrazia è a rischio, è importante difendere questo diritto.

7. Resistenza

A proposito di democrazia: per chi ha studiato la storia, sa che in Italia questa parola si lega indissolubilmente a un’altra. Che è la settima delle 10 parole che vogliamo portare con noi nel 2022. E la parola è Resistenza. Bisognerà resistere ai futuri governi che ci aspettano, se è vero come dicono i sondaggi che Lega e Fratelli d’Italia sono dati, insieme, a oltre il 40% dei consensi. Con un peggioramento della qualità della democrazia che già possiamo vedere in paesi in cui gli alleati di questi due partiti governano, come Ungheria e Polonia. Governi nemici della comunità Lgbt+, a ben vedere. Dalla Resistenza è nata, ben 75 anni fa, l’attuale Repubblica. Che è e deve rimanere antifascista. E bisognerà resistere ai colpi di coda dei partiti omofobi e transfobici. Gli stessi che in parlamento hanno affossato il Ddl Zan. Insomma, ci aspettano battaglie durissime. E bisognerà vincerle. Resistendo, in primis.

8. Raffaella

Raffaella Carrà

Il 2021 è stato un anno in cui abbiamo visto andar via personaggi fondamentali, per la nostra comunità e per il panorama culturale e artistico italiano. Tra questi nomi, non possiamo non ricordare Raffaella Carrà. Il cui ricordo è stato celebrato in molti pride, da Catania a Padova, sotto l’insegna della sua canzone Rumore. Perché Raffaella era un’alleata. Forse non politicamente connotata, ma era forse importante? Abbiamo ballato – e continuiamo a farlo – le sue canzoni durante le marce dell’orgoglio. E lei in più di un’occasione si è schierata dalla nostra parte. Ed è questo che conta.

9. Schwa

A proposito di rumore: schwa è una parola che ne fa davvero tanto. E spaventa davvero, se fior di intellettuali – di solito maschi, abbastanza ricchi e sedicenti progressisti – se ne vanno nelle feste dell’estrema destra per attaccare il linguaggio inclusivo. Ma non solo! Anche la Crusca si è scomodata, con un lungo articolo di Paolo D’Achille che ci mette in guardia dai pericoli di questa vocale indistinta. Eppure bisognerebbe che tutti (il maschile generico è voluto) mantenessero la calma. Nessuno vuol distruggere la lingua italiana e men che mai cancellare il femminile, come si lamenta qualche attivista sedicente femminista. Semplicemente, la schwa mette in discussione il predominio maschile nell’italiano. E ha il merito di porre la questione.

10. Transgender

Transgender è l’ultima delle 10 parole con cui chiudiamo questo elenco. Ed è una parola positiva, ricca di vita e di cose da raccontare. Chi ha conosciuto persone trans, sa a cosa ci si riferisce. Eppure è un termine che è stato agitato come uno spettro per far paura. E per far fallire una legge, il Ddl Zan, che avrebbe portato il nostro paese a essere migliore. Nascondendo la propria transfobia dietro la critica alla cosiddetta identità di genere: e infatti poi si incazzano, le sedicenti femministe che si sono accompagnate alla destra più becera, se le chiami terf. Ma di questo si tratta. Su questo termine si è consumato uno scontro ideologico che ha avuto il merito, tuttavia, di far chiarezza. Sappiamo adesso chi è dalla nostra parte e chi va ai raduni dell’estrema destra. Tra chi è dalla parte di quella Resistenza, madre della nostra democrazia, e di chi invece fa passi a gamba tesa dalla parte opposta. Invece le persone trans si sono prese lo spazio che a loro si deve e non hanno alcuna intenzione di lasciarlo. Ed è questo che conta e per questo lotteremo insieme a loro, relegando al passato chi ha messo, invece, i bastoni tra le ruote nella lotta contro l’odio.

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