Succede che una mattina apri Instagram, come sempre, e ti trovi un messaggio: “Sei un ricchione di merda”. Hai 18 anniappena fatti, non hai voglia di esporti pubblicamente, ma vuoi che tutti sappiano, che tutti riflettano.
E’ successo ad un ragazzo di Perugia, insultato per l’ennesima volta sul suo profilo Instagram da un altro utente, che ha deciso di raccontare l’accaduto.
“Credevo non facesse più male”
“Ci ho pensato un po’ su prima di fare questo post – scrive il giovane in una story – credevo non facesse più male, credevo di averla superata dopo anni di discriminazione, odio gratuito e di sofferenza. Credevo di essere un ragazzo che aveva trasformato quei ricordi in cicatrici e che capisce che là fuori ci sono persone crudeli, bisogna solo resistere. Invece non è così”. Giovanissimo e già con “anni di discriminazione” sulle spalle. Una storia che lo accomuna a tante altre e tanti altri giovani lgbt+.
“Smettetela, vi prego”
“Ho fatto finta di nulla troppe volte ed ho pianto troppe volte senza avere nessuna colpa – continua -. Pubblico questo screenshot (uno dei tanti), senza vergogna, non importa se così mi rendo vulnerabile o ridicolo, perché ripeto che non è una questione di forza, di lotta o resistenza. Fa male e basta. È una violenza e non è giusto. E la pubblico affinché si capisca il dolore che possono causare certe parole, perché non si fermeranno certamente solo a questo. Oggi è toccato a me, domani toccherà ad un altro, ma dove andremo a finire? Smettetela di fare del male gratuito a gente che non fa nulla di male nella vita se non amare ed essere se stessi senza dare fastidio a nessuno, vi prego”.
Omphalos: “E’ solo una minima parte di quello che succede”
“Non passa giorno senza una notizia di un insulto, una violenza, una discriminazione verso le persone LGBTI nel nostro paese – commenta Stefano Bucaioni, presidente dell’associazione lgbti+ umbra Omphalos –. E sappiamo che le denunce che ci arrivano sono solo una piccola percentuale di chi trova la forza e il coraggio di farlo. Siamo costrette a leggere messaggi accorati di ragazze e ragazzi che semplicemente non ce la fanno più, quasi sempre nell’indifferenza delle nostre istituzioni e della politica. Nel 2022, in paese civile come dovrebbe essere l’Italia, tutto questo semplicemente non dovrebbe accadere.»
Contro l’omofobia servono azioni concrete
“Il messaggio di denuncia lanciato da questo ragazzo dimostra un coraggio esemplare – continua Bucaioni –. Ma vorremmo non aver bisogno di coraggio, vorremmo non aver bisogno di esempi a cui dar voce per proteggere ragazzi e ragazze da bullismo e violenza. Episodi come questo, che sono purtroppo all’ordine del giorno nel nostro Paese, vanno contrastati con azioni serie da parte di tutte le nostre istituzioni. Invece di far finta che tutto questo non esista, il Parlamento, la politica, la scuola, dovrebbero impegnarsi in azioni concrete per contrastare discriminazioni e violenze”.
Il Parlamento torni a discutere una legge
“Chiediamo che il Parlamento torni subito a discutere del disegno di legge contro l’omolesbobitransfobia, affossato in Senato l’autunno scorso – conclude Bucaioni –. E chiediamo alla nostra Regione e ai nostri Comuni di riprendere in mano l’importante ricerca dell’Università degli Studi di Perugia sul bullismo omofobico nelle scuole umbre, per costruire finalmente azioni concrete di contrasto”.