Oltre il 50% dei voti per il partito di Viktor Orban, che conquista per la quarta volta il governo dell’Ungheria. Ma pesano accuse pesanti, su questo ennesimo mandato. A cominciare dal sospetto dei brogli elettorali. Diverse schede elettorali, infatti, sono state trovate in Romania. Repubblica.it riporta le parole del suo avversario, Marki-Zay: «In questo sistema ingiusto e disonesto non potevamo fare di più».
Il sospetto dei brogli elettorali
Come ricorda ancora Repubblica, «Orban controlla la quasi totalità dei media, ha finanziato la campagna elettorale con una valanga di soldi pubblici, ha ridisegnato i collegi elettorali per favorire Fidesz» ovvero il suo partito. E ancora sulla questione dei brogli, «l’Osce ha mandato una delegazione di duecento osservatori nel Paese: quattro anni fa aveva già avvertito che il voto in Ungheria era “libero ma scorretto”». Un quadro cupissimo per la democrazia ungherese, sempre più in ostaggio di forze illiberali e antidemocratiche.
Non passa il referendum voluto da Orban
In tutto questo, tuttavia, una buona notizia c’è. Il referendum sulla legge «che vieta la “promozione dell’omosessualità” ai minori» appendiamo ancora, è affondato per la mancanza del quorum. «Il referendum, tenuto ieri in concomitanza con le elezioni e voluto dallo stesso Orban, è risultato nullo» apprendiamo ancora, «come era negli auspici delle associazioni per i diritti umani che avevano fatto campagna in questo senso». Ricordiamo che «la legge approvata a giugno 2021 vieta di mostrare ai minori qualsiasi contenuto che ritragga o promuova l’omosessualità o il cambio di sesso». Legge che è costata all’Ungheria di Orban una procedura di infrazione da parte dell’UE. Ma i problemi sono ancora tutti lì: dalle politiche omofobe di Fidesz alla vicinanza alla Russia di Putin.