«Il testo della legge contro i crimini d’odio è stato ripresentato in Senato» così ieri Alessandro Zan sulla sua pagina Facebook, sul disegno di legge che porta il suo nome «Il Parlamento, in questi ultimi mesi di legislatura, dimostri che l’Italia sta dalla parte dell’Occidente dei diritti, della democrazia e della libertà». Parole che ha ripetuto, sempre ieri, alla conferenza stampa al Senato, nella Sala Caduti di Nassiriya, in occasione del rilancio della legge. Perché il bivio sembra essere quello: somigliare all’Ungheria o alla Russia, da una parte. O all’Europa che protegge le minoranze, dall’altra.
Un’aria nuova, nel Pd?
E la domanda, a un certo punto, te la fai. Tira aria nuova dentro il Pd, riguardo i diritti civili? Sembrerebbe di sì. Sia ben chiaro, la dirigenza ti dirà che il presente è in linea col passato. Perché è vero che si devono a questo partito sia le unioni civili, sia il tentativo di estendere la legge Mancino-Reale anche ai reati di omofobia e transfobia, di misoginia e abilismo. Ma, per dirla davvero tutta, questi stessi diritti erano stati comunque trattati, dai leader precedenti, o come “problema” su cui glissare – anche per non scontentare le frange meno Lgbt+frienldy al suo interno, a cominciare dai cattodem – ora come medaglia da appuntarsi al petto, per questioni elettorali. Ottenuta, però, senza confronto alcuno con quella comunità che dovrebbe beneficiarne. Ed è il caso delle unioni civili, paracadutate dall’alto e monche del capitolo della genitorialità.
Malpezzi: “Non abbiamo dimenticato quegli applausi”
Vento, dunque, cambiato? Forse. Almeno così sembra da una serie di segnali, tutti linguistici. A cominciare dalle parole di Simona Malpezzi, capogruppo del Pd al Senato, che ha dichiarato: «In questo Paese manca ancora una legge contro i crimini d’odio. Non ce lo siamo dimenticati e non ci siamo dimenticati le immagini tristi del ddl Zan che qui al Senato si è fermato tra urla, grida, applausi. Scene che hanno fatto il giro del mondo». Scene che ci hanno fatto vergognare di vivere nel meraviglioso paese che è l’Italia, verrebbe da aggiungere. E continua la senatrice: «È stato fermato in Senato, ma non si è fermato il Paese, non si sono fermate le piazze e non ci fermiamo noi e questa legge la ripresentiamo». Il legame con le piazze, e dunque con la base (anche elettorale), è uno degli ingredienti di questa “nuova” narrazione.
Cirinnà: “Tema dei diritti è fondativo per il Pd”
E continua Monica Cirinnà, madre delle unioni civili: «Ripartiamo con l’iter del testo Zan perché il tema dei diritti è fondativo per il Partito democratico, i diritti sono il futuro del Partito democratico». Parole che hanno un peso. Legare a doppia mandata l’identità del partito – e il suo futuro – con la questione dei diritti civili lascia credere, ancora, a un cambio di passo di sostanza. «Sullo Zan faremo di tutto nonostante questa brutta e strana maggioranza. Faremo una legge per tutti, per proteggere dai crimini di odio».
Persone transgender, le più colpite
E ancora, per sottolineare la necessità di comunicazione tra palazzo e piazze, tra partito e comunità, la senatrice ricorda quella che è la ferita più dolorosa della precedente bocciatura del ddl Zan. «La comunità trans è la più colpita e la più discriminata e ha bisogno di protezione dai crimini di odio». Parole che pesano non poco. Soprattutto se pensiamo che dai centristi, Italia Viva in primis, e dalle destre si sono levate richieste – inaccettabili – sulla rimozione della questione dell’identità di genere dal disegno di legge. E anche qui, il pensiero non può non andare al precedente sulle famiglie arcobaleno, amputate del diritto di poter crescere in serenità i loro figlie e le loro figlie, proprio a causa della legge voluta da Renzi.
Letta: “Diritti civili nel Dna del Pd”
E torna sul discorso dell’identità culturale del Partito democratico proprio il segretario Enrico Letta. Che ha dichiarato: «Il tema dei diritti rimane fondante del dna del Pd, il Partito democratico dei diritti. Questo consideriamo sia davvero il nostro compito fondamentale». Prese di posizione, insomma, che fanno ben sperare. E collocano la questione dei diritti civili – anche quelli della comunità Lgbt+ – come questione complementare e non più supplementare dell’azione politica della rappresentanza dem in parlamento. Parole importanti, insomma. Che però andranno valutate al momento dei fatti: a cominciare dalla questione, per nulla negoziabile, dell’inserimento della clausola dell’identità di genere.
Le agorà per rilanciare il ddl Zan
E proprio per rilanciare il legame tra partito, territorio e comunità, sono previste tre agorà in cui Alessandro Zan incontrerà a Milano, a Palermo e a Padova quei cittadini e quelle cittadine che vorranno contribuire a creare un clima favorevole all’approvazione del suo ddl. L’obiettivo di questi incontri «resta quello di unire le energie progressiste del Paese per arrivare nuovamente alle Camere forti di una proposta condivisa nella società e tra le forze politiche e approvare finalmente una legge contro i crimini d’odio efficace, di respiro europeo». Insomma, sembra che il vento stia cambiando. Nella narrazione, quanto meno. Vedremo poi cosa avverrà in Parlamento. E questa è un’altra storia.