Una notizia che avremmo preferito non dare e non leggere, ancor prima, e che riguarda Monica Cirinnà. La sua candidatura, infatti, è molto incerta. A lanciare l’allarme è stato, sui social, il giornalista Simone Alliva. «Il PD non candiderà Monica Cirinnà, la madrina delle Unioni civili e responsabile del Dipartimento Diritti del Partito Democratico» scrive su Facebook. Gli fa eco Mario Colamarino, il presidente del Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli di Roma «Apprendiamo da indiscrezioni giornalistiche che il Partito Democratico non candirebbe Monica Cirinnà nel suo collegio d’elezione» sempre sui social.
La notizia della candidatura a rischio per Monica Cirinnà
La notizia è rimbalzata su bacheche e profili sia di appartenenti alla comunità Lgbt+, sia di quelle persone che si definiscono alleate. Sempre Alliva fa notare che Monica Cirinnà è «una delle persone più vicine alla comunità Lgbt degli ultimi anni. Ma non era il partito dei diritti? Così non “vincono le idee” ma le correnti. La senatrice Cirinnà vittima di una delle care regole del partito: se sei di qualcuno ti attaccano ma se non sei di nessuno ti eliminano». E ancora, Colamarino: «Monica è sempre stata un’alleata leale della comunità lgbtqia, un punto di riferimento per tuttə noi, sempre presente e vicina alle nostre battaglie. Spero che il PD cambi idea e che metta Monica nelle condizioni di essere eletta perché non possiamo perdere una alleata così preziosa».
Le reazioni dentro il movimento Lgbt+
L’indignazione corre anche su Twitter, con la giornalista Giulia Blasi che riprende Alliva, aggiungendo: «Chissà chi si dovrebbe occupare di questi fantomatici diritti, forse la solita manata di maschi bianchi eterocis che finora hanno fatto tanto bene». E Franco Grillini fa notare: «Non averla nel prossimo Parlamento sarebbe un danno gravissimo per le battaglie che Monica porta avanti da anni, per i diritti e le libertà di tutte e tutti. La destra sarà contenta». Anche Stefano Bucaioni, presidente di Omphalos Perugia, entra nel dibattito: «Quando si lavora bene, nell’interesse dei diritti e della collettività, non dovrebbero esserci correnti che tengano. È il caso di Monica Cirinnà e Giuditta Pini, parlamentari del Partito Democratico, che in queste ore rischiano di rimanere fuori dalle liste del proprio partito. Sarebbe un’occasione sprecata e ci auguriamo che possano essere rimesse nelle condizioni di venire elette».
Ombre sulla credibilità del Pd in merito ai diritti civili
Di certo, questa scelta getta ombre molto fitte sulla credibilità del Pd di essere un alleato credibile per la comunità Lgbt+ per una serie di ragioni. In primo luogo, i Dem si dichiarano, a destra e a manca, come l’unico soggetto politico credibile per portare avanti la questione dei diritti civili. E poi? Non blindi una candidatura della tua responsabile dei diritti? Ancora: ha senso parlare di certi temi se poi non si candidano le persone che quei temi li seguono da sempre e che sono ormai dei punti di riferimento nel panorama politico italiano? Emerge, poi, la questione di candidature altre che cozzano con la nuova identità di un Pd pro-diritti. Parliamo di persone come Carlo Cottarelli (grande difensore dell’austerity) e di Pierferdinando Casini (una novità assoluta). E Monica Cirinnà invece o rischia di non essere candidata o di andare in un collegio a rischio. Una prospettiva che è indice di miopia politica. Letta ci ripensi o rischia di perdere il voto di molte persone Lgbt+.