L’amministrazione padovana targata Massimo Bitonci ultimamente è passata alle cronache per l’intenzione di porre l’obiezione di coscienza come alternativa plausibile alla piena applicazione del testo di legge che regolamenta l’istituto delle unioni civili. Il sindaco di Padova inizialmente si era detto contrario alla celebrazione delle unioni civili nel suolo comunale posto sotto il suo controllo. Resosi poi conto del concreto rischio di incorrere in una denuncia per omissione d’atti d’ufficio, ha invertito la rotta delegando altre persone a celebrare le unioni.
Tutto ruotava attorno alla discutibile decisione presa dagli uffici comunali di permettere “in forma gratuita” la celebrazione delle unioni civili solo al mercoledì mattina, in una specifica sala del municipio. Il PD e le associazioni LGBT locali avevano duramente reagito a questo ennesimo affronto dell’amministrazione Bitonci, minacciando azioni legali.
Sulla questione, consigliere comunale padovano Massimo Bettin (Partito Democratico) ha presentato lunedì 29 agosto un’interrogazione rivolta al primo cittadino. Scelta non direttamente riconducibile al sindaco Bitonci, ma pur sempre effettuata da un funzionario della pubblica amministrazione che, quantomeno, sarebbe chiamato a osservare integralmente le norme statali. Bettin, noto per il suo sano agonismo politico (oltre che per essersi offerto come “celebratore ufficiale” delle unioni civili nel comune padovano), ha usato parole non proprio lusinghiere nei confronti della gestione delle politiche sociali attuata dall’amministrazione della città pataviana.
Il sindaco Bitonci, dopo la consueta introduzione legata al suo non definirsi omofobo e al suo avere conoscenze nel mondo LGBT (ancora oggi non identificate), ha pubblicamente asserito che l’obiezione di coscienza sia prevista dalla legge stessa, ponendo come fonte le dichiarazioni di Papa Francesco (che invitava i sindaci italiani a obiettare, qualora lo desiderassero).
Probabilmente qualche anno fa l’avremmo chiamata istigazione a delinquere dato che la legge sulle unioni civili non prevede l’obiezione di coscienza e invocarla significa violare la legge stessa, oggi la definiamo piĂą “sobriamente” espressione di libero pensiero.
Bitonci ha chiuso il suo intervento banalizzando la questione, portandola su un livello puramente pratico: “Io comunque penso che se due persone vogliono unirsi civilmente (visto che la legge glielo consente), sia indifferente il giorno. L’importante è unirsi”.
Qui il video del consiglio comunale, dal minuto 32:43 al minuto 46:00.
Nonostante la difesa ad oltranza del primo cittadinoi, però, poche ore dopo lo scambio Bettin-Bitonci, sul sito del comune sono state modificate le disposizioni sulla celebrazione delle unioni civili. Le mattine del lunedì e del giovedì sono state aggiunte alla lista, che prima prevedeva solo il mercoledì. Il problema però non è risolto: alle coppie omosessuali vengono preclusi ancora gli altri giorni che, invece, sono disponibili per le coppie eterosessuali.
Per quanto riguarda quel “Cimiteriali” che vedete spiccare in rosso, vi autorizziamo a procedere con gli scongiuri del caso, compreso il lancio del sale all’indietro (sperando che a Padova venga ripristinato quello del riso in avanti). Una cosa va riconosciuta all’amministrazione: la voce “unioni civili”, sul sito, ricade nel settore “famiglia”. “Potrebbe andare peggio: potrebbe piovere” (cit. Frankestein Junior).