Sottovoce: l’arrivederci di Luca ha due papà

Ho bisogno di raccogliere i miei pensieri e sussurrarveli, sottovoce.
Chi mi ha seguito fin qui sa quanto la mia scelta di raccontare la quotidianità della mia famiglia (e in particolare di Luca) su questo blog sia stata ponderata.
Tornassi indietro rifarei tutto: nonostante la sovraesposizione, nonostante le critiche a volte taglienti dei leoni da tastiera, nonostante il desiderio di tranquillità e nonostante i dubbi – che ogni tanto arrivavano all’improvviso – che farlo fosse un errore.
Nel momento in cui nel nostro paese la discussione sulle Unioni Civili infuocava e in particolare le nostre famiglie (quelle con due papà o due mamme) erano schierate in trincea, io resto più che convinto che la mia scelta sia stata giusta, che sia stato importante raccontarsi, aprire la porta di casa e dire: “prego, accomodatevi, questa è la mia famiglia… una famiglia che è speciale come è speciale ciascuna famiglia nella sua unicità.”
Mio marito era in Senato ed era uno dei maggiori promotori della legge e anche a volerlo sarebbe stato impossibile restare invisibili, e poi perché nascondere qualcosa di così semplice e bello al tempo stesso, ovvero che è l’amore che crea una famiglia?
Poi le Unioni Civili sono state approvate e lentamente i riflettori puntati dai media sulle famiglie omogenitoriali si sono spenti… in parte è un sollievo, certo, ma in parte rischia di far dimenticare che questa legge si è dimenticata dei nostri figli.

Luca intanto è cresciuto ed ha imparato a sorridere, parlare, camminare.
Più sono passati i giorni e i mesi e più Luca è diventato – e diventa – indipendente, un mondo a sé stante, che via via si allontana dal Luca che è nella mia testa e nel mio cuore, quello che ho cercato di raccontare in questo spazio.
Più spesso quindi negli ultimi mesi mi sono ritrovato a prendere spunto dalla nostra quotidianità per raccontare i miei sentimenti se non addirittura per parlare di argomenti più generali, e sempre meno ho avuto voglia di raccontare i dettagli delle sue/nostre giornate.

Di recente scrivere di noi ha iniziato quasi a farmi sentire che stavo sottraendo qualcosa.
Perché la scrittura, così come il pensiero, ha questo potere magico di farti sentire sospeso, e se scrivi dunque non vivi.
E io invece adesso ho bisogno di vivere la mia quotidianità con Luca più che scriverla… perché il tempo sta passando troppo in fretta, e lui cresce ad una velocità che a tratti mi sembra supersonica.

Questo non è un addio ma un arrivederci, perché sono certo che la voglia di raccontarmi non finirà.
Io credo che la felicità (così come il dolore) sia una specie di fiume in piena che in qualche modo rompe gli argini e nel mio caso l’unico modo che ho per incanalarlo è scriverne e condividerne.
Per il momento ho bisogno di amare Luca sottovoce.
A presto care amiche e cari amici!

Hai mai scritto le parole giuste?
Io si, tante e tante volte ma le avrei stracciate tutte.
Perché non mi resta che amare così.
Non mi resta che amarti così. Sottovoce.
Ti parlo nella testa e non ho più bisogno di dire.
Ti parlo nella testa e sono ormai convinto che il pensiero resta.
Più forte delle cose che avrei dovuto urlare,
più forte delle onde che volevo attraversare,
più forte di un abbraccio, più forte di noi… più forte.
Mi resta che amarti così. Non mi resta che amarti così.
Sottovoce.
(Erica Mou)

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