“Gonne troppo corte”, “donne che provocano gli stupratori”: litanie troppo spesso usate quando si preferisce addossare la colpa alle vittime invece di affrontare le vere cause del fenomeno. Un dramma nel dramma, soprattutto nel caso in cui i primi che dovrebbero aiutare e sostenere la vittima si schierano dalla parte degli aguzzini.
Lo sa bene questa diciassettenne tunisina: violentata per tre anni da tre componenti della famiglia, aspetta un figlio da uno di loro e, per questo, il padre l’ha cacciata di casa.
La vicenda, tristemente una delle tante, ha raggiunto visibilità internazionale dopo che il caso è stato raccontato nel corso di un programma televisivo che ha visto protagonisti la giovane vittima, il padre e un presentatore che non ha dubbi sulle “colpe” della ragazza: “Dovresti chiedere il suo perdono” la bacchetta lo show man, giustificando il padre che l’ha allontanata di casa, “Ti devi scusare perché hai commesso un errore” ha ribadito.
Qual è l'”errore”? L’errore sarebbe quello di “essere rimasta incinta senza essere sposata”. Una mentalità diffusa in alcuni Paesi, a volte addirittura tutelata e promossa dalla legge.
Come ricorda Amnesty International, “in Algeria e Tunisia, la legge consente agli stupratori di sottrarsi alla giustizia sposando le loro vittime adolescenti. Il Marocco ha recentemente soppresso una legge simile, anche se altre leggi dello stato fanno ancora ricadere la colpa sulle vittime di violenza sessuale”.
A causa del triste show mandato in onda, la commissione di vigilanza della tv tunisina ha sospeso lo show per tre mesi in quanto ha “violato la dignità umana”. Una magra consolazione per gli attivisti: ora l’obiettivo è cambiare la legge.