Si terrà domani – presso l’associazione Athenaeum N.A.E., che cura l’evento – il corso «rivolto a docenti, genitori e studenti delle scuole secondarie di secondo grado», come si legge sul sito degli organizzatori, dal titolo “Violenza vs Conoscenza. Strategie di prevenzione e contrasto al bullismo e al cyberbullismo“. Iniziativa più che lodevole che ha ricevuto, tra l’altro, anche il riconoscimento ufficiale da parte del Miur, se non fosse che a tenere gli incontri con genitori e classi sarà Tonino Cantelmi, psichiatra di area cattolica e vicino alle istanze del Family day e dei movimenti anti-gay italiani.
Per capire chi è il personaggio di cui stiamo parlando, basterà scorgere il suo curriculum e alcune sue dichiarazioni. Fondatore e presidente dell’Associazione Psichiatri e Psicologi Cattolici, sulle terapie riparative prese le distanze già nel 2010, come riporta Giornalettismo, affermando: «Da parte degli psicologi e degli psichiatri cattolici non c’è nessuna difficoltà oggi a riconoscere il contributo della comunità scientifica dove ormai c’è un consenso unanime nel dire che l’omosessualità non è una patologia» e aggiungendo che «tali terapie partono da un presupposto non scientifico e cioè che l’omosessualità sia una malattia».
Nel 2013, tuttavia, in un documento pubblicato sul sito di Paola Binetti, in merito al ddl sull’omofobia allora in discussione alla Camera dei Deputati (contro cui prese posizione), in un suo articolo dichiarava: «Nella sua attuale formulazione, questa legge potrebbe impedire un approccio clinico-terapeutico, ledendo la libertà di cura del medico e dello psicologo (fatte salve le prescrizioni già previste nell’ordinamento deontologico delle professioni interessate), e soprattutto del paziente stesso».
Ospitato più volte da Costanza Miriano, sul suo blog, ha scritto pubblicamente nel dicembre del 2015: «Se ci fossero 1000 Miriano il messaggio evangelico sarebbe alla moda, allegro e frizzante» e ancora «Con 1000 Adinolfi, il Vangelo sarebbe notizia da prima pagina ogni giorno». E sono note le idee di questi personaggi sull’omosessualità, l’omofobia, i diritti delle persone Lgbt e sulle strategie per affrontare la lotta alla discriminazione. Due esempi fra molti: la giornalista di Rai3 definì alla Zanzara i gay come “geneticamente modificati”, mentre Adinolfi si è distinto per le battaglie contro le unioni civili, arrivando a dichiarare su Facebook «bisognerebbe prendere i fucili» e facezie del genere.
Sempre sul blog della pasionaria del Family day nel giugno del 2015, oltre ad agitare il fantasma del “gender” nelle scuole, minimizza le parole di Arguello sul femminicidio: «Ascoltando bene le sue parole e cogliendone il senso, dice qualcos’altro: […] l’uomo (o la donna) che rinnega il rapporto filiale con Dio vive un inferno interiore, una dimensione esistenziale devastante in grado di piegarlo all’orrore». Eppure le parole del fondatore dei neocatecumenali sembrano oggettivamente gravi e assolutorie, nei confronti della violenza di genere.
Ancora, il 3 aprile scorso, dalle pagine di Avvenire – e poi riportato, ancora una volta, dal blog di Miriano – Cantelmi torna sulla ricerca e le pressioni della presunta “lobby” omosessuale: «Mi sembra di poter sostenere che i vari Ordini regionali degli psicologi si siano piegati al clima dominante. Lo sappiamo tutti: oggi le associazioni Lgbt possono far dimettere un politico, licenziare un manager, boicottare un’industria e rovinare la carriera di un ricercatore…».
Articolo in cui esprime anche idee ben chiare – seppur travestite dal dubbio metodico – sulle famiglie omogenitoriali, a tal punto da mettere in dubbio anni di ricerche da parte dell’American Psychological Association (APA) su questo tema: «Non è possibile affermare che la letteratura scientifica si sia pronunciata in modo chiaro, univoco e definitivo, e non è possibile affermare con certezza che lo sviluppo di bambini cresciuti in contesti omogenitoriali sia equivalente a quello dei bambini cresciuti in famiglie eterosessuali». Peccato che le ricerche ufficiali dicano esattamente il contrario.
Abbiamo contattato l’associazione Athenaeum N.A.E., per cercare di capire come si pone nei confronti di uno psichiatra che manifesta idee poco benevole su omosessualità e famiglie arcobaleno e che sembra ideologicamente affine al pensiero delle associazioni omofobiche più attive, contro i diritti delle persone Lgbt: «Cosa c’entra? Noi parliamo di bullismo, punto e basta. Non ci risulta che il professor Cantelmi sia un omofobo, lo conosciamo come psichiatra molto preparato sul tema in questione. Per altro, noi siamo per statuto apolitici e aconfessionali e rispettiamo tutti, come si può vedere dalle nostre iniziative».
Eppure rimangono tutte le criticità a cui si accennato e sorge il dubbio se il relatore in questione sia all’altezza di affrontare argomenti come il bullismo a sfondo omo-transfobico, che – va ricordato – è una delle prime cause di violenza tra coetanei nelle scuole. Come si relazionerà domani, il professor Cantelmi, sull’eventuale domanda su come comportarsi con un compagno gay o se è vero che l’omosessualità può essere curata? Prospettiva che non lascia del tutto sereni, se pensiamo che all’evento hanno aderito, sempre secondo quanto dichiarato da Athenaeum N.A.E, ben 6 istituti e circa 120 studenti e studentesse.
Insomma l’impressione è che la scelta del relatore sia stata poco oculata, date le idee più volte esposte e in più contesti espresse. Associazioni di comprovata professionalità come Athenaeum e lo stesso Ministero dell’Istruzione dovrebbero avere una cura maggiore nel selezionare i loro relatori per argomenti così delicati. Non vorremmo che tra le scolaresche di domani ci fosse qualche persona Lgbt e che questa possa sentirsi ferita se certi punti di vista dovessero venir fuori.