Ci lascia, a ottantaquattro anni, Tullio De Mauro, padre nobile degli studi linguistici in Italia. Grandi i suoi meriti accademici e scientifici: già ministro dell’istruzione dal 2000 al 2001, è stato linguista, docente universitario e saggista. Ha conferito alla Linguistica italiana un carattere proprio, rendendola indipendente da discipline quali Glottologia e Storia della Lingua. Ha curato il Cours de linguistique générale di Ferdinand de Saussurre, testo fondante della Linguistica moderna.
Ha dimostrato, inoltre, grande sensibilità per questioni quali hate speech e parole d’odio. Nel 2013 L’Internazionale ha pubblicato un suo contributo sui termini che possono ferire, tra i quali inseriva quelli attinenti alla terminologia omofobica, dichiarando che «nell’odio le parole non sono tutto, ma […] l’odio non sa fare a meno delle parole» e sottolineando lo stretto legame tra linguaggio e diffusione dello stigma contro le minoranze.
Nel 2010, in un’intervista a Pasquale Quaranta, sulla rappresentazione mediatica della questione Lgbt dichiarò: «Siamo passati dal silenzio, sostanziale, dalla inesistenza… Era meglio o peggio? Io credo che fosse peggio. Dal silenzio, dicevo, all’affioramento della notizia che… [le persone omosessuali, ndr] esistono! Solo che questa notizia viene data poi in modo scorretto molto spesso. Però bisogna cercare di capire il fenomeno nella sua storia, vedere che ci sono strascichi negativi fortissimi, e isolarli, combatterli… per ottenere il riconoscimento dei diritti, dei pari diritti di tutti».
Per la sua attenzione ad un linguaggio maggiormente rispettoso di tutti e tutte, vogliamo ricordare la figura di un grande intellettuale che lascerà di certo un vuoto enorme nell’attuale panorama italiano.