È stata arrestata ieri a San Francisco, California, Noor Salman, moglie di Omar Mateen, l’uomo che il 12 giugno 2016 sparò all’interno della discoteca gay Pulse di Orlando uccidendo 49 persone e ferendone 50. Secondo l’FBI che indaga sulla strage, la donna sarebbe coinvolta nella sparatoria. I termini del suo coinvolgimento, però, non sono ancora del tutto chiari.
Le accuse e l’autodifesa
Secondo quanto riporta la CNN, Noor Salman è accusata di avere ostacolato la giustizia, di avere aiutato il marito e di essere sua complice nel supporto al’ISIS.
Secondo Abraham Simmons, assistente del procuratore, la donna ha dichiarato di avere agito sotto coercizione. Salman ha sostenuto che il marito esercitava una coercizione su di lei. Le autorità sono invece convinte che Noor Salman abbia agito volontariamente nell’aiutare Mateen a compiere la strage. E volontario è stato anche l’ostacolo alle indagini sulla strage. Per gli inquirenti, la presunta coercizione sostenuta dalla donna, non regge.
“Avrebbe potuto evitare la strage”
Il capo della polizia di Orlando, John Mina, si è spinto oltre. Secondo l’ufficiale, Salman avrebbe potuto impedire la strage, se avesse voluto.
“Non ci sono dubbi, per me, sulla base delle informazioni che ho e che l’FBI mi ha dato negli ultimi sette mesi, che lei sapeva, che ha aiutato e che avrebbe potuto prevenire questa tragedia” ha dichiarato Mina alla CNN.