Non è ancora estate, stagione che tradizionalmente vede l’avvicendarsi le nostre marce dell’orgoglio, ma se ne respira già la brezza. In Basilicata, nello specifico, dove il 3 giugno ci sarà il primo pride a Potenza. «Non chiamatelo “gay pride”, però!» dichiara a Gaypost Nadia Girardi, la presidente regionale di Arcigay che sta organizzando l’evento. «Il pride è una festa di tutti e tutte, si va in piazza per i diritti delle persone Lgbt ma non solo». Girardi si riferisce ad alcune testate locali che, forse per l’entusiasmo, hanno ripescato nei loro titoli la vecchia dicitura, non corrispondente delle varie anime che popolano i cortei dell’arcobaleno.
Come nasce l’idea
Un’idea che nasce già dai tempi di Sveglia Italia, la manifestazione a supporto delle unioni civili. «Noi, qui a Potenza, raccogliemmo una grande partecipazione. Tra le trecento e le trecentocinquanta persone. Allora col mio gruppo ci siamo detti: perché non provare a fare un pride? L’anno scorso era ormai troppo tardi, per questioni organizzative. Ma quest’anno ce l’abbiamo fatta e il 3 giugno saremo in piazza» dice ancora Girardi.
La collaborazione di istituzioni e associazioni
La manifestazione lucana parte già con la collaborazione di altre associazioni, come Telefono Donna e il collettivo femminile RiSvolta di Matera. Anche i vari comitati provinciali di Arcigay si stanno muovendo per dare massimo sostegno al pride lucano, a cominciare da Napoli e Salerno. «Pure le istituzioni sono dalla nostra parte, il pride è stato strutturato insieme a loro, a cominciare dall’assessore della Cultura Roberto Falotico e da altre persone con cui si stanno concordando gli aspetti tecnici».
Si realizza un sogno
Madrina dell’evento sarà Vladimir Luxuria, che ha accettato con entusiasmo l’invito a partecipare. E la società come reagirà? «Che risposta ci aspettiamo? Potenza è un po’ periferica rispetto alla cartina geografica, ma la nostra città non è omofoba. E poi i potentini hanno il cuore grande. Mi aspetto tanta gente, una grande partecipazione» auspica la presidente, confidandoci la realizzazione di un sogno che stava lì, già da un po’: «Con Morena Rapolla e Elvio Montagna, che fanno parte della macchina organizzativa, volevamo cambiare la nostra città e volevamo farlo con i colori dell’amore. Per dimostrare che siamo persone come tutte le altre, che non veniamo da Marte».