Dopo le proteste, il ricorso al TAR e la presa di posizione del Garante del Friuli Venezia Giulia per le persone a rischio di discriminazione, il comune di Trieste ha fatto marcia indietro. La sala dei matrimoni sarà usata anche per le unioni civili. La delibera della giunta porta la firma del sindaco Roberto Dipiazza lo stesso che ha dato l’annuncio ieri sera. Secondo quanto riporta Il Gazzettino, Dipiazza ha risposto alla domanda esplicita ci un consigliere del M5S.
La dichiarazione del sindaco
“Il Comune di Trieste applica la legge come sempre fatto – ha risposto il sindaco – alla luce, inoltre, della sentenza del Tar di Brescia che fa giurisprudenza sarebbe irragionevole altro comportamento”. La decisione arriva anche dopo l’approvazione, da parte del governo, dei decreti attuativi. Ma va precisato che anche prima dei decreti la legge 76/2016 era chiara in merito a come dovevano essere gestite le celebrazioni delle unioni civili. Lo stabiliva il comma 20 che prevede l’estensione di leggi, circolari e regolamenti (anche comunali) che riguardano il matrimonio anche alle unioni civili.
“Non ci siamo fatti umiliare
“Non ci siamo fatti umiliare – commenta su Facebook Davide Zotti che insieme al compagno aveva sollevato il caso lo scorso agosto -. Eccoci qui stasera davanti alla sala matrimoni del Comune di Trieste, che per sei mesi ci è stata negata. La nostra piccola lotta, che è stata la lotta di tante e tanti insieme a noi, ha alla fine pagato”. “Rimandiamo ai mittenti la loro meschina volontà di discriminare e umiliare le persone omosessuali – continua Zotti -. Sindaco e Giunta si sono dimostrati piccoli, provinciali e miopi. Era chiaro che non avremmo mai accettato una soluzione che voleva segregare le coppie omosessuali in un luogo separato. A questo punto ci vedremo presto in Piazza Unità per festeggiare. Saluti dalla sala dei matrimoni!”.