Una storia che fa ben sperare, pur nella sua gravità. Una storia di ordinario razzismo e vandalismo, ma con un lieto fine carico di senso della giustizia e del recupero di umanità che dovrebbe contraddistinguerci. È quanto accaduto a Catania qualche giorno fa e riportato sul suo profilo Facebook da Francesco Mannino, operatore culturale del centro Officine Culturali – per gli amici nel capoluogo etneo è semplicemente Ciccio – che ha assistito a un’aggressione a danno di un venditore ambulante di origine straniera. Gaypost.it lo ha intervistato e ci ha lasciato alcune dichiarazioni su tutta la vicenda.
«Eravamo in piazza Università e abbiamo sentito urlare. Ci siamo avvicinati e abbiamo visto dei ragazzini che scappavano». C’era un cingalese, un ambulante che vendeva le sue cose, con «tutta la roba a terra» ci dice ancora Mannino. Insieme a lui, dopo quella che si profilava come un’aggressione vera e propria, «un pugno di ragazzine, non più di otto, che davano subito una mano a ripristinare il banchetto». E non solo: «E subito dopo fare muro attorno al cingalese, come se ci fosse il pericolo di un altro “assalto”. Pericolo che per fortuna non c’è stato”.
«Della storia non mi ha colpito l’aggressione, che purtroppo può far parte anche di un comportamento diffuso, la guerra dei penultimi contro gli ultimi, quanto la rapida e automatica reazione delle ragazze. E siccome mi è tornato in mente tutto il surreale dibattito sugli adolescenti con Sfera Ebbasta, mi è sembrato doveroso raccontare che sono questi – anzi, queste nel caso specifico – gli adolescenti che riconosco». Ed è proprio questo il senso dello stato da lui condiviso in cui ricorda: «Voi scrivete che gli adolescenti sono privi di pensiero critico, persi appresso a musicisti senza morale che scrivono qualsiasi cosa» scrive, ricostruendo l’accaduto. «Io ho visto delle ragazzine di 16 anni dotate di pensiero critico, e del coraggio di prendere una (scomoda) posizione. Coraggio».
Da tempo al centro della scena pubblica e politica di Catania, Mannino lavora per Officine Culturali, una associazione impresa sociale che da nove anni gestisce le attività di fruizione di alcuni luoghi della cultura, in particolare il Monastero dei Benedettini, l’Orto botanico, il Museo universitario di Archeologia, e poi la chiesa di San Benedetto in via dei Crociferi e il bookshop e altre attività al Museo civico Castello Ursino. Realtà che oggi conta su dodici dipendenti e ambisce a contribuire alla crescita della partecipazione culturale e al contrasto delle povertà educative. «È una non profit che vive al 100% della vendita delle attività di fruizione, visite guidate e servizi educativi in primo luogo» conclude, orgoglioso, l’attivista.
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