Ad Arcilesbica Nazionale non sarà più permesso mantenere la sede legale al Cassero di Bologna. La comunicazione è arrivata dal direttivo di Arcigay venerdì 11 maggio e per la presidente Cristina Gramolini rappresenta una vera e propria espulsione.
“Con l’intimazione a restituire le chiavi e la specifica che “non sarà più possibile accettare corrispondenza per nome e per conto vostro: tale corrispondenza sarà pertanto respinta al mittente” – scrive la presidente su un comunicato apparso sulla loro pagina Facebook questo pomeriggio -. Poco importa se questo potrebbe causare anche danni fiscali e materiali ad ArciLesbica”.
Non solo, Gramolini va oltre e attacca il Cassero definendo gli attivisti “autoproclamati femministi, presenzialisti festeggiatori di ogni 8 Marzo, sedicenti lottatori contro la violenza sulle donne” che “ci cacciano senza preavviso”.
Il comunicato, lanciato con la foto di una bandiera rainbow insozzata di fango, accusa il direttivo bolognese di tradire quella stessa bandiera e “di scrivere una pagina di storia dell’intolleranza con una mail improvvida alla vigilia dei pride 2018”.
La presidente di Arciblesbica nazionale dice di aver letto con sgomento il passaggio in cui viene comunicato “che ogni accesso agli spazi, se non concordato, sarà considerato da noi e dall’amministrazione comunale, proprietaria dello stabile e informata della vicenda, come illegittima”. Gramolini si dice certa che “l’Assessorato allePari Opportunità e ai Diritti LGBT ignori la strumentalizzazione del Cassero e che sia ignaro di questa epurazione, per cui chiederemo un incontro urgente con l’Assessore Susanna Zaccaria”.
Il Cassero non ci sta e replica sulla pagina Facebook di Arcilesbica per bocca del suo presidente, Vincenzo Branà. “Lo stabile in questione – precisa Branà citando la lettera mandata a Gramolini – è di proprietà pubblica ed è stato assegnato attraverso un percorso di coprogettazione a 4 associazioni, cioè Arcigay “Il Cassero”, Lesbiche Bologna, Agedo Bologna e Famiglie Arcobaleno Emilia Romagna”. “Ogni altra associazione – scrive ancora il presidente di Arcigay Bologna -, per avere accesso agli spazi, dovrà costruire accordi con le realtà assegnatarie, che si fanno carico di tutte le responsabilità connesse, in sede istituzionale e giudiziaria”. Poi chiude con un inciso personale: “(chissà perché l’unica frase che avete scelto di occultare è questa)”.
“Gentili consigliere,
Vi comunichiamo che in seguito alla disaffiliazione del circolo bolognese dalla rete di Arcilesbica, non è più possibile mantenere presso la Salara di Bologna, in Via Don Minzoni, 18, la vostra sede legale. Lo stabile in questione, infatti, è di proprietà pubblica ed è stato assegnato attraverso un percorso di coprogettazione a 4 associazioni, cioè Arcigay “Il Cassero”, Lesbiche Bologna, Agedo Bologna e Famiglie Arcobaleno Emilia Romagna. Ogni altra associazione, per avere accesso agli spazi, dovrà costruire accordi con le realtà assegnatarie, che si fanno carico di tutte le responsabilità connesse, in sede istituzionale e giudiziaria. Per lo stesso motivo, ci preme perciò chiarirvi che per noi non sarà più possibile accettare corrispondenza per nome e per conto vostro: tale corrispondenza sarà pertanto respinta al mittente.
Inoltre, vi chiediamo la restituzione delle 2 copie di chiavi di accesso all’edificio in vostro possesso e vi comunichiamo che ogni accesso agli spazi, se non concordato, sarà considerato da noi e dall’amministrazione comunale, proprietaria dello stabile e informata della vicenda, come illegittima.Cert* della vostra collaborazione, restiamo in attesa di un vostro riscontro.Le associazioniAssociazione Arcigay “Il Cassero”Associazione Lesbiche BolognaAgedo BolognaFamiglie Arcobaleno Emilia-Romagna”
Porte chiuse per il Nazionale? No: “L’assessora Zaccaria si è detta disponibile a incontrarle, e se avranno l’interesse e l’intenzione a entrare a fare parte fattivamente nel Patto presentando progetti sul territorio sicuramente saranno inserite”, prosegue Carla Catena. “Loro faranno il loro percorso e noi il nostro: siamo Arcilesbica Bologna che si è disaffiliata dal nazionale per poter proseguire con continuità con i nostri progetti sul territorio e per farlo con quell’autonomia che non avremmo avuto rimanendo nell’associazione. Lesbiche Bologna si è costituita per questo e per volontà delle sue socie”.
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