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Arcilesbica Nazionale fuori dal Cassero dopo 22 anni: polemica a Bologna

Ad Arcilesbica Nazionale non sarà più permesso mantenere la sede legale al Cassero di Bologna. La comunicazione è arrivata dal direttivo di Arcigay venerdì 11 maggio e per la presidente Cristina Gramolini rappresenta una vera e propria espulsione.

“Con l’intimazione a restituire le chiavi e la specifica che “non sarà più possibile accettare corrispondenza per nome e per conto vostro: tale corrispondenza sarà pertanto respinta al mittente” – scrive la presidente su un comunicato apparso sulla loro pagina Facebook questo pomeriggio -. Poco importa se questo potrebbe causare anche danni fiscali e materiali ad ArciLesbica”.

La versione di Arcilesbica

Secondo Gramolini si tratterebbe di una vera e propria ritorsione a fronte delle posizioni assunte nell’ultimo periodo dall’associazione. “ArciLesbica non si è allineata alla richiesta di legalizzazione dell’utero in affitto – scrive la presidente -, promuovendo invece l’accesso alle adozioni; abbiamo denunciato l’assurdità di rivendicare farmaci bloccanti della pubertà per i bambini e le bambine con comportamenti non conformi alle aspettative di genere, chiedendo invece di lasciare libera l’infanzia di esprimersi al di là degli stereotipi di genere; abbiamo criticato l’assistenza sessuale alle persone con disabilità, chiedendo per loro il pieno inserimento sociale e la non mercificazione dell’affettività; abbiamo respinto lo slogan Sex work is work, perché non normalizziamo l’uso sessuale delle donne”. “Siamo insomma colpevoli di avere posizioni autonome che scontentano il gotha arcobaleno – prosegue -, dunque per noi non ci deve essere posto al Cassero LGBT Center (…) L’atto ha il significato simbolico di cancellare lesbiche che pensano diversamente, accogliendo solo quelle che accettano la linea politica egemonica; il gesto sottende un immaginario di annientamento e per noi è un atto di violenza”.

L’attacco al Cassero

Non solo, Gramolini va oltre e attacca il Cassero definendo gli attivisti “autoproclamati femministi, presenzialisti festeggiatori di ogni 8 Marzo, sedicenti lottatori contro la violenza sulle donne” che “ci cacciano senza preavviso”.

Il comunicato, lanciato con la foto di una bandiera rainbow insozzata di fango, accusa il direttivo bolognese di tradire quella stessa bandiera e “di scrivere una pagina di storia dell’intolleranza con una mail improvvida alla vigilia dei pride 2018”.

La presidente di Arciblesbica nazionale dice di aver letto con sgomento il passaggio in cui viene comunicato  “che ogni accesso agli spazi, se non concordato, sarà considerato da noi e dall’amministrazione comunale, proprietaria dello stabile e informata della vicenda, come illegittima”. Gramolini si dice certa che “l’Assessorato allePari Opportunità e ai Diritti LGBT ignori la strumentalizzazione del Cassero e che sia ignaro di questa epurazione, per cui chiederemo un incontro urgente con l’Assessore Susanna Zaccaria”.

La risposta del Cassero

Il Cassero non ci sta e replica sulla pagina Facebook di Arcilesbica per bocca del suo presidente, Vincenzo Branà.  “Lo stabile in questione – precisa Branà citando la lettera mandata a Gramolini – è di proprietà pubblica ed è stato assegnato attraverso un percorso di coprogettazione a 4 associazioni, cioè Arcigay “Il Cassero”, Lesbiche Bologna, Agedo Bologna e Famiglie Arcobaleno Emilia Romagna”. “Ogni altra associazione – scrive ancora il presidente di Arcigay Bologna -, per avere accesso agli spazi, dovrà costruire accordi con le realtà assegnatarie, che si fanno carico di tutte le responsabilità connesse, in sede istituzionale e giudiziaria”. Poi chiude con un inciso personale: “(chissà perché l’unica frase che avete scelto di occultare è questa)”.

LA LETTERA DELLA DISCORDIA

“Gentili consigliere,

Vi comunichiamo che in seguito alla disaffiliazione del circolo bolognese dalla rete di Arcilesbica,  non è più possibile mantenere presso la Salara di Bologna, in Via Don Minzoni, 18, la vostra sede legale. Lo stabile in questione, infatti, è di proprietà pubblica ed è stato assegnato attraverso un percorso di coprogettazione a 4 associazioni, cioè Arcigay “Il Cassero”, Lesbiche Bologna, Agedo Bologna e Famiglie Arcobaleno Emilia Romagna. Ogni altra associazione, per avere accesso agli spazi, dovrà costruire accordi con le realtà assegnatarie, che si fanno carico di tutte le responsabilità connesse,  in sede istituzionale e giudiziaria. Per lo stesso motivo, ci preme perciò chiarirvi che per noi non sarà più possibile accettare corrispondenza per nome e per conto vostro: tale corrispondenza sarà pertanto respinta al mittente.

Inoltre, vi chiediamo la restituzione delle 2 copie di chiavi di accesso all’edificio in vostro possesso e vi comunichiamo che ogni accesso agli spazi, se non concordato, sarà considerato da noi e dall’amministrazione comunale, proprietaria dello stabile e informata della vicenda, come illegittima.
Cert* della vostra collaborazione, restiamo in attesa di un vostro riscontro.
Le associazioni
Associazione Arcigay “Il Cassero”
Associazione Lesbiche Bologna
Agedo Bologna
Famiglie Arcobaleno Emilia-Romagna”

 

LESBICHE BOLOGNA: TUTTO LEGITTIMO

“Che Arcilesbica Nazionale sia stata espulsa è falso”, fa sapere Carla Catena, la presidente di Lesbiche Bologna, associazione nata dopo la disafilliazione dal nazionale. “Il nazionale non può avere qui la sede per i motivi scritti nella lettera: è stato fatto un patto di collaborazione tra le realtà Lgbt+ e il Comune di Bologna per mezzo dell’Assessora Zaccaria e ArciLesbica Nazionale non ne fa parte”.

Porte chiuse per il Nazionale? No: “L’assessora Zaccaria si è detta disponibile a incontrarle, e se avranno l’interesse e l’intenzione a entrare a fare parte fattivamente nel Patto presentando progetti sul territorio sicuramente saranno inserite”, prosegue Carla Catena. “Loro faranno il loro percorso e noi il nostro: siamo Arcilesbica Bologna che si è disaffiliata dal nazionale per poter proseguire con continuità con i nostri progetti sul territorio e per farlo con quell’autonomia che non avremmo avuto rimanendo nell’associazione. Lesbiche Bologna si è costituita per questo e per volontà delle sue socie”.

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