“Untore del virus dell’HIV”. Così viene definito, in un tweet della Polizia di Stato, un uomo arrestato ieri ad Ancona e accusato di avere avuto rapporti sessuali con alcune donne senza protezione pur essendo consapevole di avere contratto l’HIV “da almeno 11 anni”.
L’accusa per l’uomo è di lesioni dolose gravissime. Secondo le testate che hanno riportato la notizia, la persona accusata non ha volutamente passato l’infezione alle donne con cui ha avuto rapporti, ma lo ha fatto per negligenza.
Il tweet non ha mancato di provocare reazioni a causa dell’uso proprio della parola “untore”. Per il Bologna Pride si tratta di “linguaggio tossico”. “Le istituzioni che dovrebbero proteggerci tutt* – si legge in un comunicato pubblicato sulla pagina Facebook del pride bolognese – non possono utilizzare le parole dello stigma”.
“Le infezioni – continua il testo – si contraggono perché non ci si protegge. In molti casi il virus si contrae da persone che non sono consapevoli di averlo. Parlare di untori, perciò, è una mistificazione”.
Il Bologna Pride sottolinea che “sarebbe meglio parlare di pratiche sessuali non safe e riconoscere le responsabilità di tutti gli attori in campo, quelli interessati nei rapporti sessuali ma anche quelli che dovrebbero informare e sensibilizzare sul safer sex e non lo fanno”. Un’accusa chiara contro la scarsa informazione che, ancora oggi, si fa sulle pratiche sessuali e sulle malattie sessualmente trasmesse, specialmente nella popolazione più giovane.
“Creare un clima di terrore attorno all’infezione da HIV – conclude la nota – serve solo ad allontanare le persone dal fare il test, e quelle che si scoprono positive dalla possibilità di accedere serenamente alle terapie che oggi sono anche in grado di fermare la possibilità di contagiare altri”.
Sulla questione si è espressa anche Plus, il network di persone LGBT sieropositive. A parlare per l’associazione è il presidente Sandro Mattioli che ricorda come sia “scientificamente provato ormai da un decennio che le persone con Hiv che seguono correttamente una terapia antiretrovirale hanno quantità di virus così basse nel sangue da non essere in grado di trasmettere l’infezione per via sessuale”. Per Mattioli, dunque, è scorretto indicare come “comportamento pericoloso di per sé” il sesso senza preservativo.
Ancora, Plus sottolinea che “l’uso del termine ‘untore’ è estremamente discriminatorio, offensivo e anche scorretto dal punto di vista giornalistico”. Il riferimento è al fatto che la trasmissione del virus non è stata volontaria, circostanza non indifferente.
L’appello finale, l’associazione lo rivolge ai giornalisti chiedendo di “evitare ogni forma di scandalismo teso a solleticare il terrore che molte persone ancora hanno nei confronti di questa infezione”. “Anche se non è forse diretto compito dei giornalisti impegnarsi per fermare l’Hiv – sottolinea Mattioli -, chiediamo di evitare di usare la paura dei lettori verso questo argomento come grimaldello per la notiziabilità di fatti di cronaca”.
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