Sembra continuare l’ondata salviniana – e del “governo del cambiamento” in generale – contro i diritti delle donne e delle persone migranti: se l’incarico a Stefania Pucciarelli alla commissione per i Diritti umani vi ha fatto venire i capelli bianchi, non meno indigesta rischia di risultare la possibile nomina di Gian Carlo Blangiardo alla presidenza dell’Istat. Un nome che gira già da mesi e che sembrerebbe concretizzarsi dopo ulteriori accordi arrivati dalle compagini governative. Ma perché la sua ascesa all’Istituto di Statistica potrebbe essere l’ennesima iattura del governo giallo-verde? Vediamolo insieme.
Come riportato da Il Post, Blangiardo è considerato «vicinissimo al mondo cattolico, a Comunione e Liberazione e anche alla Lega su molte questioni: da quelle che hanno a che fare con la libertà delle donne a quelle che hanno a che fare con le migrazioni». E quindi comincia una piccola galleria degli orrori: «Nel luglio del 2017 Blangiardo aveva partecipato all’assemblea programmatica della Lega organizzata da Matteo Salvini a Piacenza e aveva parlato della crisi demografica». All’incontro, oltre al leader leghista, c’erano anche il ministro della Famiglia Lorenzo Fontana e il senatore Simone Pillon. Il nostro pare essersene uscito con una battuta infelicissima, paragonando l’interruzione di gravidanza alla mortalità infantile.
Le frasi usate, infatti, non lasciano molti dubbi in proposito: «Una diversa elaborazione dei dati sulla sopravvivenza, giustamente orientata ad accogliere il principio che la vita abbia inizio con il concepimento» ha scritto «aiuterebbe a interpretare le dinamiche in atto con doveroso realismo». Ciò ci aiuta a chiarire il quadro, visto che Blangiardo è legato al movimento antiabortista Scienza e Vita, l’associazione «che riunisce scienziati, professionisti e intellettuali cattolici che, tra le altre cose, al referendum del 2005 si schierarono contro la procreazione medicalmente assistita» leggiamo ancora su Il Post.
L’attacco all’aborto non è l’unico tema caro a Blangiardo, che nel 2017 pubblicò un articolo contro lo Ius soli sul Populista, organo vicino alla Lega: «L’integrazione si realizza attraverso altre strade, non con la cittadinanza immediata» definendo la norma come «una gran perdita di tempo». E ancora, contro le persone migranti, il Post ricorda che «polemizzò con il presidente dell’Inps Tito Boeri negando che i lavoratori immigrati mantenessero in equilibrio il bilancio della previdenza sociale». Insomma, a guidare l’Istat – istituto che dovrebbe rimanere al di fuori dall’agone ideologico – rischia di arrivare un salviniano doc. Una notizia di cui non si sentiva per nulla il bisogno.
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